Di Nois Sardos si parla sempre troppo poco, eppure anche i più recenti rapporti ci dicono che la Sardegna è una società, o se si preferisce una comunità, che si sta lentamente spegnendo: fra le ultime Regioni d’Italia e d’Europa in base ai principali indicatori economici, le terra dove si fanno meno figli e dove si studia malissimo e pochissimo, il posto splendido da dove molti giovani (istruiti e non) se ne vanno chissà dove in cerca di fortuna, come nel secolo scorso.
Eppure “Nois, la Sardegna che accoglie”, evento organizzato dalla Regione in collaborazione con il Teatro di Sardegna col solito parterre della meglio società, parla di Nois riferendosi ad atteros, agli altri, alla Sardegna che accoglie, va da se, tutti gli ultimi del mondo. Ma li accoglie come… con casa, diritti, servizi, lavoro? No, quelle cose no perché ce ne sono talmente poche che non bastano nemmeno per i pochi sardi che continuano a stare nella loro terra. Accoglie nel senso che, con soldi pubblici sempre crescenti, organizza per sos atteros variegate forme di ‘intrattenimento’ in attesa di un futuro che, salvo rarissime eccezioni, non arriverà mai. E nel frattempo qualcuno guadagna (pochi) e gli ospiti ‘buoni’ sono in qualche modo condannati a trascorrere il tempo, mentre quelli ‘cattivi’ si danno da fare per entrare nella clandestinità sociale, perché per loro vale la ‘tolleranza cento’. Intendiamoci, va senz’altro accolto chi scappa dalla guerra e, come sappiamo, tutta l’Europa per convinzione o calcolo si è accorta di aver sbagliato davvero tutto, ma bisogna pensare a qualche soluzione nuova per chi viene qui inseguendo un sogno destinato a finire presto.
Per quelli di Nois che pensano prima (e spesso solo) a sos atteros possiamo aiutare tutti a casa nostra, anziché a casa loro, ma anche questo è una specie di sogno, dal quale saranno costretti a svegliarsi. Speriamo in tempo, prima che sia troppo tardi.
SardoSono
(admaioramedia.it)