Ammettiamolo, il 70° anniversario dell’Autonomia regionale della Sardegna non passerà alla storia, nemmeno per la presenza ‘silente’ del Capo dello Stato che, infatti, non ha trovato spazio nei media nazionale fatta eccezione per una fotina che lo ritrae con un gruppo di fantastici musicisti nuoresi. Tutto qui.
Eppure c’erano almeno tre buoni motivi che avrebbero dovuto spingere un uomo come Sergio Mattarella a dire qualcosa di autonomistico proprio in Sardegna: è un autonomista, è siciliano, è stato giudice della Corte costituzionale. Si dirà, ma il Presidente della Repubblica non voleva farsi tirare la giacca in piena campagna elettorale, per giunta con l’imbarazzo di Ganau candidato.
Balle. I contatti fra gli sherpa del Quirinale e della Regione sono andati avanti per un più di un mese, non solo, ovviamente, per ‘chi si sedeva vicino a chi’, e fra questi contatti il cerimoniale prevede anche lo scambio dei testi programmati degli oratori della manifestazione, che possono essere corretti e limati fino all’ultimo minuto. Non sappiamo, da questo punto di vista, se siano circolate una o più bozze o se qualcuna sia stata addirittura cestinata. Di certo è venuto fuori un quadro piuttosto deludente: il Capo dello Stato non ha detto una parola mentre il Governatore Pigliaru ed il presidente del Consiglio Ganau si sono limitati a due interventi ‘a specchio’ che si sono tenuti a debita distanza dai nodi ancora aperti dell’autonomia regionale.
Soprattutto uno: se l’articolo 116 della Costituzione consente a tutte le Regioni (dal 2001) di negoziare con lo Stato maggiori spazi di autonomia, perché la Sardegna in tutti questi anni non ha fatto niente? L’autonomia sarda sembra in definitiva mummificata sul modello del dopoguerra, perciò nessuno meglio di una mummia poteva fare da testimonial a questo immobilismo.
SardoSono
(admaioramedia.it)