C’è poco da girarci intorno. Questa legislatura pressoché finita segna una specie di anno zero nei rapporti fra Stato e Regione proprio mentre il regionalismo, a legislazione vigente, si prepara ad uno scatto in avanti a cominciare dal prossimo referendum consultivo in Lombardia e Veneto.
In Sardegna, che forse insieme alla Sicilia è la Regione rimasta più indietro nel processo riformatore, si sono confrontate sostanzialmente tre opzioni di fondo: quella del centro destra che aveva seguito un po’ il doppio binario della trattativa politica e della Corte costituzionale, quella del centro sinistra attuale che ha puntato tutte le sue carte sul negoziato politico mollando sostanzialmente la strada del ‘giudice delle leggi’, e quella del Partito dei Sardi che ha addirittura tirato fuori una Costituzione alternativa salvo poi rimanere in mezzo al guado, fra una autonomia ancora da tutta da progettare ed il sogno ad occhi aperti dell’indipendenza. Ci sarebbe teoricamente una quarta via, quella grillina, ma sono cose troppo complicate per loro.
Ora, però, c’è in campo il referendum, avviato dai Riformatori ma rivelatosi subito una proposta molto più aperta, per il riconoscimento del principio di insularità all’interno della Costituzione. Un cammino difficile che tuttavia, pur collocandosi oggettivamente vicino al percorso costituzionale immaginato a suo tempo dal centro destra, contiene anche una specie di sintesi delle altre posizioni. Per esempio, in qualche modo rilancia l’idea di Pigliaru di puntare su una analisi puntuale dei costi dello ‘svantaggio insulare’ per arrivare al riequilibrio correggendo però in modo netto la direzione di marcia, rivolgendosi cioè prima allo Stato e poi semmai alla Ue e non il contrario, come una parte del centro sinistra, in maniera piuttosto strampalata, aveva pensato di fare. Infine, rispetto all’idea del Partito dei Sardi, non propone un progetto chiuso ma un cantiere in cui realizzarlo.
Avvicinandosi al 70° anniversario dell’Autonomia sarda senza niente in mano, la politica regionale si trova davanti ad una seconda possibilità: “Piuttosto che niente, meglio piuttosto”.
SardoSono
(admaioramedia.it)