Una faccia della medaglia della cosiddetta formazione professionale negli ultimi anni, e in particolare dal 2007 a tutto il 2013, ha avuto uno stretto collegamento con gli ammortizzatori sociali in deroga. Un collegamento che senza indugi potremo definire ‘poco vantaggioso’, in particolare per i lavoratori beneficiari d’indennità di mobilità in deroga. I corsi, finanziati con gli stessi fondi che servivano a pagare gli ammortizzatori sociali, a leggere questa tabella pubblicata nel sito della Regione Sardegna, hanno una sola nota da evidenziare: l’evidente spreco di risorse pubbliche. Corsi che, ad oggi, non hanno creato nessun vantaggio, o meglio, nessun reinserimento in quello che tutti chiamano il ‘mondo del lavoro’. Da precisare, onde evitare fraintendimenti, che i corsi e gli importi sono quelli riferiti agli ultimi tre anni dal 2010 al 2013.
Non è ammissibile che in un paese civile si utilizzino risorse di denaro pubblico per finanziare ipotetici corsi mirati al reinserimento nel mondo del lavoro e alla fine non si riesca a pagare gli ammortizzatori dovuti. Nell’annualità 2013, molti di questi lavoratori hanno iniziato il corso assegnato, previo colloquio con l’ufficio del lavoro, ma, trovandosi nella situazione di dover anticipare i costi di viaggio con mezzi propri e/o con mezzi pubblici, hanno dovuto rinunciare previa comunicazione all’ente formativo. Di questi fatti è stata informata la Procura della Repubblica cagliaritana e per questi fatti in più di un’occasione sono stati fatti rilevare dagli stessi lavoratori coinvolti molte incongruenze. Oggi pur riconoscendo il diritto degli operatori degli enti di formazione a esser pagati per il lavoro svolto, appare davvero paradossale che ancora una volta le organizzazioni sindacali si adoperino solo in parte per i diritti dei lavoratori tutti. E’ palese un interesse d’intervento solo verso chi è fonte di possibile introito alle casse dei sindacati, ma dal 2013 hanno totalmente dimenticato tutta quella massa di lavoratori sardi – al 31 dicembre 2013 erano oltre 17mila – vittime, non solo dei ritardi e/o dei mancati pagamenti delle indennità di mobilità in deroga, ma, anche ‘obbligati’ a sottoscrivere un impegno alla frequenza di corsi di formazione professionale che si sono fermati quando le istituzioni ministeriali, regionali, Inps hanno interrotto l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Si pensi solo che nel triennio citato in formazione professionale la Sardegna ha speso cinque volte più della Toscana, sei più dell’Emilia Romagna, otto più del Veneto, ottenendo nessun risultato in termini di reinserimento nel mondo del lavoro. Dai dati pubblicati risulta che tutti gli enti di formazione hanno regolarmente percepito il saldo delle competenze relative ai corsi attuati.
Oggi in sostituzione del vecchio modello di formazione professionale dedicato ai lavoratori, la Regione Sardegna ha creato al Cris (Contratto di ricollocazione in Sardegna), una sorta di patto di servizio che consiste nello scegliere un ente a sua volta scelto dalla Regione che dovrebbe, in base alle attitudini del lavoratore, trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Se l’ente di formazione riesce nell’intento, entro un anno, gli è riconosciuto un compenso di circa 3-4mila euro. Se non riesce, gli è comunque riconosciuto un indennizzo del 10% per l’impegno attuato nella ricerca. Proviamo a fare i conti pensando che al 31 dicembre 2014 i lavoratori in mobilità in deroga erano circa 15mila, che nel 2015 sono calati a 10mila circa a seguito dell’entrata in vigore del decreto di riforma degli ammortizzatori sociali in deroga 2014. Che 2.190 dei circa 10mila sono oggi i destinatari del progetto Cris e che ovviamente per fare i conti si deve tener conto che i fondi utilizzati per lo scopo sono fondi Fse 2014/20, sempre soldi pubblici comunque. Ma proviamo a fare i conti pensando anche che la maggior parte dei lavoratori interessati appartiene a una fascia anagrafica dai 55 ai 60 anni. Ed un lavoratore in mobilità in deroga di 60 anni dice: “Ho dovuto firmare l’accordo perché te lo impone la Regione altrimenti niente mobilità. Ma gli enti di formazione dove lo trovano il lavoro a un 60enne? Son sempre soldi della Comunità europea dicono, ma un modo più intelligente per investirli non poteva esser individuato?” Hanno eliminato i corsi professionali perché sono stati un fiasco, però ne hanno creato altri ricorrendo agli stessi enti di formazione mascherandoli da ‘procacciatori di lavoro’.
Antonella Soddu
(admaioramedia.it)
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