L’indagine “A kentannos”, realizzata dall’Eurispes, con il contributo della Regione, ha focalizzato la sua attenzione anche sul quadro economico della Sardegna, dal quale è emersa una debolezza strutturale, allo stesso tempo causa ed effetto della crisi che ha coinvolto la regione negli ultimi anni: dal 2010 al 2015, infatti il Pil della Sardegna diminuisce di 5 punti percentuale, inferiore alla media nazionale, attestandosi a 30.642,2 milioni di euro, pari ai livelli del 1997.
Nella classifica delle regioni italiane, il Pil della Sardegna è al 14° posto. A livello europeo, tra il 2010 e il 2015, la Sardegna passa da un Pil pari al 77% della media europea al 70%, attestandosi al 212esimo posto su 276 nella classifica delle regioni. Le previsioni per il biennio 2017 e 2018 sono positive, il Pil crescerà, ma le stime indicano che solo nel 2025 si ritornerà ai livelli pre-crisi. L’andamento negativo del Pil è stato diretta conseguenza della flessione di due suoi importanti componenti: i consumi finali e gli investimenti. Il sistema economico sardo è caratterizzato da imprese di piccola dimensione che rappresentano il 63% del tessuto imprenditoriale, rispetto a una media nazionale del 46%, operanti principalmente nei settori dell’agricoltura, del commercio e del turismo. L’economia della Sardegna è un’economia basata sui servizi, che contribuiscono al 76% del Pil regionale. Per quanto riguarda la sua vocazione agro-pastorale, nella regione vi sono circa 34.000 imprese (25,65% del totale), per lo più di allevamenti ovini, per un totale di oltre 20.250 allevamenti ovini e caprini pari al 13,7% del totale nazionale. Negli ultimi anni la pastorizia e la relativa industria lattiero-casearia hanno subìto una significa riduzione di valore da attribuirsi all’andamento dei prezzi di settore a livello nazionale. L’industria alimentare sarda è composta da circa 2.274 imprese attive, per lo più nel settore caseario e della produzione della carne, che nel 2015 ha contribuito all’1,4% del valore aggiunto regionale.
Il turismo rappresenta il secondo grande asset produttivo dell’Isola. Le imprese iscritte presso il registro delle imprese e attive nel 2016 sono 4.648 per un totale di 209.896 posti letto, pari al 4,3% dell’offerta nazionale. I posti letto sono distribuiti equamente tra il comparto alberghiero (52%), rappresentato per lo più da alberghi 4 stelle (52% posti letto del totale alberghiero e 27% del totale regionale) ed extralberghiero (48%), rappresentato soprattutto da campeggi e villaggi turistici (58% posti letto del totale extralberghiero e 28% del totale regionale). L’offerta ricettiva è concentrata prevalentemente nel Nord della Sardegna, Tempio-Olbia e Sassari pari a oltre 50% dei posti letto disponibili, seguita dal Sud che ha il 25% dei posti letto, con una particolare rilevanza di Cagliari, e dall’area centrale comprendente Nuoro, Oristano e l’Ogliastra pari al 22%. Rispetto alla distribuzione media dell’ospitalità a livello nazionale, la Sardegna si qualifica per una ricettività alberghiera di lusso ed extralberghiera rappresentata, quest’ultima, prevalentemente da campeggi. L’offerta alberghiera maggiormente qualificata, rappresentata da hotel 5 stelle e 5 stelle lusso, è concentrata nelle province di Tempio-Olbia, ovvero in Costa Smeralda, con 1.901 camere e 4.365 posti letto, pari al 58% dell’offerta alberghiera di lusso. A seguire Cagliari, in particolare Santa Margherita di Pula e Chia, con 1.037 camere e 2.500 posti letto, pari al 34% del totale, quindi le province di Oristano e Sassari, con rispettivamente 109 e 113 camere, pari a 332 e 266 posti, ciascuna con un peso del 4% circa sul totale. Dal punto di vista della domanda, nel 2016 la Sardegna ha accolto 2.879.495 di arrivi e 13.485.744 di presenze per una permanenza media di 2,13 giorni, registrando un aumento del 10,33% degli arrivi rispetto al 2015 e dell’8,82% delle presenze. Il 54% degli arrivi e il 52% delle presenze sono rappresentati dagli italiani; per quanto riguarda gli stranieri, i più numerosi sono i tedeschi (11% arrivi, e 13% presenze), francesi (9% arrivi, 8,7% presenze), svizzeri (5% arrivi, 5,6% presenze) e inglesi (3,3% arrivi, 3,7% presenze). (red)
(admaioramedia.it)