“Un piano incoerente al suo interno, buoni propositi ma con un pessimo risultato che rischia di rendere ancora più caotico il governo della sanità sarda”. Questo è il sintetico giudizio del Centro studi dei Riformatori sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, presentata dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ed il coordinatore regionale del partito, Michele Cossa, ha annunciato che a fine mese si terrà una riunione degli amministratori locali per una valutione politica del documento.
“E’ un Piano frettoloso – ha detto Franco Meloni, coordinatore del Centro studi, premettendo che ne ha fatto un "esame onesto e sereno” da tecnico – Seppure alcune cose siano condivisibili (tentativo di riorganizzare il sistema, ripartizione dei posti letto), devo evidenziare che si tratta di un piano di razionalizzazione confusionario e dotato di un'incompletezza funzionale che ne mina le basi. Per esempio, lascia irrisolto il problema dell'integrazione del percorso diagnostico terapeutico con quello socio-assistenziale successivo. Nel piano non ci sono neanche valutazioni di carattere economico, non è possibile davvero capire come e se si risparmierà qualcosa. Si ipotizzano ospedali di comunità, case della salute, reti specialistiche, ma senza alcuna stima di costi.”
La critica dei Riformatori si è indirizzata soprattutto sul ‘modello Hub and spoke’, “inadatto alla Sardegna oltre che superato – ha aggiunto Meloni – lo propose la Dirindin nel 2007, sono passati 8 anni ma il Pd è rimasto ancora lì. Questo modello va bene in territori con meno difficoltà orografiche e con popolazione meno dispersa rispetto alla Sardegna dove invece i piccoli ospedali hanno una presenza logica comprensibile”. Ma anche al riferimento contenuto nel documento alle 8 aree omogenee, che coincidono con gli ambiti territoriali delle attuali Asl: “E’ forse un'anticipazione della riforma sanitaria? Ma non avevano detto e ripetuto che le Aziende sanitarie sarebbero state ridotte?”, ha concluso il Coordinatore del Centro studi.
Un’altra ‘falla’ che i Riformatori hanno individuato all’interno del Piano è nella classificazione degli ospedali: “E’ fatta con palesi ingiustizie, con ambiti di popolazione inesistenti per cui si premiano alcuni territori e se ne penalizzano altri – ha sottolineato Roberto Frongia – Perchè Iglesias e Alghero vengono penalizzati, Nuoro e San Gavino premiati? Perché si può realizzare un nuovo ospedale nel Medio Campidano e non nel Sulcis? Non si può giustificare con una presunta maggiore sicurezza l'impoverimento dei piccoli ospedali con conseguente accentramento delle prestazioni negli ospedali più grandi. La Sardegna non è la Lombardia o l'Emilia, abbiamo delle peculiarità geografiche e demografiche. L'utilità dei piccoli ospedali deve essere valutata attentamente prima di essere liquidata con sufficienza”. (red)
(admaioramedia.it)
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