La Regione Sardegna non si è adeguata alle norme sui compensi per i direttori generali delle aziende sanitarie. Così si è espressa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rispondendo, durante il Question time alla Camera dei Deputati, all’interpellanza di Roberto Capelli, deputato del Centro democratico. Perciò, ha aggiunto il Ministro, “ho chiesto al Ministro per gli Affari regionali di intervenire nei confronti del presidente della Regione”.
Come se non bastasse, Lorenzin ha ricordato che il Ministero della Salute aveva già formulato alcuni rilievi di costituzionalità nei confronti della legge che ha istituito l’Azienda per la tutela della salute (Ats), tra questi proprio le “disposizioni concernenti il trattamento economico dei direttori generali delle aziende sanitarie della Regione, in quanto non rispettose dei parametri stabiliti a livello nazionale per la determinazione dei compensi (disposizioni censurate, peraltro, anche dalla Ragioneria generale dello Stato)”. Le norme impongono che si possa guadagnare massimo circa 155mila euro (ai quali aggiungere 5.165 euro in caso di aggiornamento professionale), mentre il contratto del direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano, contempla un compenso tra i 200.000 ed i 240.000 euro.
Secondo una nota ufficiale della Regione, però, la risposta ministeriale è “presumibilmente basata su informazioni inesatte date alla Ministra, dovute, probabilmente, ad una lettura per lo meno superficiale delle note ufficiali intercorse tra la Presidenza della Regione e il Ministero. Mai, infatti, il Presidente Pigliaru ha assunto l’impegno di rivedere la parte della legge che riguarda I compensi dei direttori generali delle aziende sanitarie ed ha ribadito la legittimità della legge regionale”.
“Le risorse per il nostro sistema sanitario, stipendi compresi, sono a carico della Regione e certamente non del Governo nazionale – ha aggiunto l’assessore della Sanità, Luigi Arru – Ed è la Regione che, con l’Azienda unica, otterrà un risparmio di circa 2 milioni di euro di retribuzioni rispetto al passato, oltre che omogeneizzare assistenza e accesso alle cure a vantaggio dei pazienti. Questo è quello che conta, le polemiche sugli stipendi sono mero esercizio di demagogia”.
“La replica della Presidenza – ha commentato il Deputato del Cd – traspare ignoranza, spregiudicatezza, arroganza e una buona dose di malafede. Rimarco lo schiaffo ai Sardi là dove dice: sono finanze della Regione facciamo ciò che vogliamo. Sulle spalle dei cittadini, gli stessi che fanno lunghe file d’attesa, che sono costretti ad andare in altre strutture per farsi curare, che devono subire la chiusura forzata di reparti o quegli operatori e operatrici sanitarie che sostengono turni massacranti per la carenza di personale, perché non ci sono soldi”. Per Capelli, inoltre, il dg Moriano “costerà ben di più dei già illegittimi 240mila euro”, perciò ha anche chiesto “non le dimissioni ma l’allontanamento di Arru e di tutto il suo staff, ma questo spetta al Consiglio regionale, per l’ennesima volta calpestato dall’arroganza dei ‘tecnici’ che non ‘pagano’ mai”.
Nei giorni scorsi, la collega di partito di Capelli in Consiglio regionale, Anna Maria Busia, aveva presentato un’interpellanza consiliare sullo stesso argomento al presidente Pigliaru ed all’assessore della Sanità Arru per conoscere i motivi della retribuzione del Dg dell’Ats, più alta rispetto alla normativa vigente, evidenziando che anche quelle dei dg dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, di Cagliari e dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari, e conseguentemente anche quelli dei Direttori sanitari ed amministrativi di tutte le Aziende sanitarie, risultano superiori. (red)
(admaioramedia.it)
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