La riforma della rete ospedaliera in Sardegna, proposta dalla Giunta Pigliaru, aveva conosciuto un iter complicato fino alla sua approvazione in Consiglio regionale, lo scorso 25 ottobre, ma i problemi non erano terminati con il voto in aula: conflitti nella maggioranza di centrosinistra, opposizione all’attacco pronta a fare le ‘pulci’ alle troppe difficoltà, cittadini in rivolta nei territori, comitati per salvare le strutture sanitarie, sopratutto nei paesi dell’interno, amministratori locali in corteo per le strade di Cagliari.
Ora, è arrivata quella che potrebbe essere la pietra tombale definitiva: “Il modello organizzativo introdotto non è coerente con quello definito dal Decreto ministeriale n. 70/2015 che piuttosto delinea un modello di cooperazione tra le strutture erogatrici alle quali assegna ruoli specifici e strutturali secondo livelli gerarchici definiti in base a caratteristiche standard quali il bacino di utenza, i volumi di attività erogati e gli esiti delle cure…”, questo uno dei passaggi contenuti nel parere del Ministero della Sanità, reso noto dal senatore del Psdaz, Christian Solinas.
Il tavolo ministeriale, dopo aver completato l’istruttoria, lo scorso 7 settembre ha trasmesso il documento (via Pec) al Direttore generale dell’Assessorato della Sanità, formulando una serie di rilievi su alcune incongruenze nella programmazione dei posti letto, ma soprattutto sulle reti tempo-dipendenti come quella traumatologica e sulla eccessiva frammentarietà nell’ambito delle reti di specialità. Finora, però, dagli uffici di via Roma no nera trapelato nulla: “E’ inaudito che nonostante il documento sia da giorni nella disponibilità dell’Assessorato, sia stato tenuto segreto il contenuto senza riferirlo tempestivamente al Consiglio regionale, soprattutto in considerazione del fatto che proprio il parlamento dei sardi dovrà entro il prossimo 30 ottobre 2018 apportare le opportune integrazioni e le richieste correzioni al piano di riordino della rete ospedaliera isolana”, ha sottolineato Solinas.
Secondo il senatore sardista, questo certifica come “la sedicente riforma della rete ospedaliera, che sta gettando nel caos la sanità sarda non avrebbe potuto né dovuto produrre effetti perché tecnicamente la sua efficacia dovrebbe essere sospensivamente condizionata al via libera ministeriale. Invece, la Giunta regionale ha approvato atti aziendali applicativi della riforma sulla base dei quali i Direttori generali si sono affrettati a trasferire o smontare interi reparti, creare strutture complesse e dipartimenti, espletare concorsi e fare nomine che a mio avviso sono da considerarsi arbitrarie, illegittime e lontane dal buon senso e dalla buona e corretta amministrazione. Ancora una volta questa Giunta e la sua maggioranza non sono partiti dalla centralità del paziente e della sua salute per definire un sistema sanitario che parta dal territorio per arrivare agli ospedali in un’ottica di servizi realmente efficienti ed efficaci ma ha preferito l’estetica nominale dell’architettura istituzionale delle strutture: dal clamoroso errore dell’Azienda unica, che sarà fallimentare alla prova dei numeri e della qualità complessiva dei servizi erogati, fino all’evidente tentativo di spostare risorse e pazienti dai presidi ospedalieri a quelli universitari”.
L’assessore Arru ha cercato di impostare una difesa accusando Solinas di “mischiare le carte, soffermandosi sul fatto che avrei nascosto il parere del Ministero e non, invece, sul parere stesso, che di fatto porterebbe alla chiusura dei nostri ospedali”. Secondo l’esponente della Giunta Pigliaru, il documento è stato protocollato il 7 settembre, ma spedito dal Ministero solamente ieri: “Siamo pronti a confermare e difendere quanto contenuto nella Rete voluta dalla Giunta, dalla maggioranza e dal Consiglio regionale. Non abbiamo stravolto il Dm 70, ma abbiamo utilizzato le prerogative che ci assegna per salvare ospedali difficilmente raggiungibili a causa dei collegamenti stradali e delle infrastrutture”. Secondo Arru, sposando la linea del Ministero si arriverebbe alla chiusura degli ospedali.
“Lo schiaffo da parte del Ministero è la ciliegina avariata sulla torta rancida del disastro della sanità sarda”, ha commentato Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori, che ha invitato l’assessore Arru alle dimissioni: “Avevamo avvertito più volte che l’ok del Ministero non ci sarebbe mai stato e il Piano pieno di sciocchezze, di cui vergognarsi, sarebbe stato respinto al mittente con una sonora bocciatura. Resta una sola certezza: se l’Assessore e la sua corte dei miracoli di scienziati incompetenti hanno un briciolo di dignità, devono dare immediatamente le dimissioni, risparmiando ulteriori disgrazie alla sanità sarda”.
Dai banchi di Fratelli d’Italia, chiede le dimissioni anche il capogruppo Truzzu: “Arru conosceva da febbraio le prescrizioni del Ministero sulla riforma della rete ospedaliera sarda, ma le ha nascoste ai sardi. Deve dimettersi”.
“Devono andare via il suo direttore generale, Sechi, e quello dell’Ats, Moirano, tutti complici di questa riforma inutile, dannosa e ora si scopre anche illegittima”, ha aggiunto. “Inutile che Pigliaru e i suoi uomini provino a nascondere il loro fallimento dicendo di avere contro un governo nemico, perché i rilievi del Ministero risalgono al febbraio scorso, addirittura prima delle elezioni Politiche e fanno riferimento a un Decreto del 2015, in pieno Governo Renzi. Abbiamo a capo della Sanità sarda un’associazione che nasconde i fatti ai cittadini e agli stessi operatori del settore e che per mesi non solo ha portato avanti un progetto sbagliato dalla nascita, senza considerare i problemi che ne sarebbe scaturiti, ma ha anche approvato delibere di riorganizzazione delle rete ospedaliera affermando più volte, in Aula come in Commissione, che le stesse erano pienamente operative. Delibere che oggi sono tutte a rischio annullamento”. (red)
(admaioramedia.it)
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Roberto Secci
Ennesimo fallimento di questa giunta