Manca solo il voto favorevole del Consiglio regionale e poi la riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna voluta dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, prenderà forma, rappresentando una parte fondamentale del Piano Sanitario regionale, uno dei tre tasselli cardine (insieme alla nuova rete delle cure territoriali ed all’Areus, l’Azienda regionale dell’emergenza/urgenza) della riqualificazione del sistema sanitario regionale voluta dalla Giunta Pigliaru, oltre che rappresentare, nelle previsioni dell’Esecutivo, un risparmio di 134 milioni di euro in tre anni nel Piano di rientro per contribuire al risanamento dei conti della sanità sarda.
“Dopo l’approvazione dello scorso luglio è stata promossa una larga consultazione sul territorio regionale – ha spiegato l’assessore Arru – Ho fatto oltre quaranta incontri con Sindaci, operatori e cittadini, spiegando quali miglioramenti porterà la nuova rete ospedaliera. La riorganizzazione dei attribuisce un ruolo preciso ad ogni presidio ospedaliero per dare servizi di qualità e sicurezza uniforme. Questa riforma è stata rimandata per troppo tempo, non possiamo più permetterci di ignorare indicatori nazionali che ci vedono agli ultimi posti per appropriatezza dei ricoveri e sicurezza. Stiamo riqualificando l’assistenza, senza tagli né chiusure”.
Sono stati individuati due principali poli sanitari, uno per l’area del nord-ovest e l’altro per quella sud-est, una facente capo al Santissima Annunziata di Sassari, l’altro all’Azienda Brotzu di Cagliari, che comprende San Michele, Oncologico e Microcitemico. Ad entrambe le strutture (definite di Dea di II livello, perché dotate di servizi importanti di emergenza e accettazione e della cardiochirurgia) sono stati collegati presidi di I livello e di base, secondo una classificazione stabilita dal Ministero della Salute. All’hub di Sassari afferiscono gli ospedali di I livello di Olbia e Nuoro e quelli di base di Alghero, Ozieri, Tempio, La Maddalena e Lanusei. Più il San Francesco di Nuoro, come ospedale di I livello rinforzato, ed il San Camillo di Sorgono, come ospedale di zona disagiata. All’hub di Cagliari afferiscono gli ospedali di I livello Santissima Trinità di Cagliari, Sirai di Carbonia, Nostra Signora di Bonaria di San Gavino, San Martino di Oristano e l’ospedale di base Nostra Signora della Mercede di Lanusei. Ci sono poi il Mastino di Bosa, il Delogu di Ghilarza, Isili e il San Marcellino di Muravera, come ospedali di zona disagiata. Il Policlinico di Monserrato viene definito presidio di I livello. Gli ospedali di II livello hanno un bacino di utenza da 600mila abitanti in su, quelli di I livello da 150mila in su, quelli di base dagli 80mila in su.
Per quanto riguarda i posti letto, dai 5.901 attuali (5.527 per acuti e 374 per post acuti) la riforma li porta a 5.790 (4.801 per acuti e 989 per post acuti): tra pubblico e privato, la Asl di Cagliari da 2.602 a 2.447; di Sassari passa da 1.307 posti letto a 1.097; di Olbia da 356 a 540; di Oristano da 520 a 524; di Nuoro da 442 a 485; di Carbonia da 323 a 297; di Sanluri da 176 a 212; di Lanusei da 175 a 182. Nel documento approvato vengono individuate solo due Breast Unit, una nell’Azienda Brotzu, la seconda all’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, ma si tratta, come ha precisato la Presidenza, di un “errore materiale nella stesura del testo definitivo”, perciò manca quella di Nuoro, “che verrà inserita quanto prima nel documento che arriverà all'attenzione del Consiglio regionale”. (red)
(admaioramedia.it)
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