L’ipotesi di tagliare i fondi – da 15 a 5 milioni di euro l’anno – per la vigilanza delle guardie mediche porterebbe inevitabilmente alla soppressione del servizio armato a partire dal 2019 in tutta la Sardegna, dove i presidi sanitari sono in tutto 170, così suddivisi secondo i territori delle vecchie province: 20 Carbonia; 37 Cagliari; 11 Sanluri; 11 Lanusei; 32 Nuoro; 26 Oristano; 33 Sassari. Tornano alla mente alcuni gravi episodi di cronaca nera, a cominciare dall’omicidio della dottoressa Roberta Sedda a Solarussa nel luglio 2003.
Per Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori, si tratta di “una scelta scellerata che mette a rischio l’incolumità di operatori sanitari e pazienti. Soprattutto in alcune realtà la presenza di personale armato e addestrato ad usare le armi non è sostituibile da un portiere né tanto meno dalla videosorveglianza, che non permette certo un intervento immediato e non protegge il medico quando questo deve intervenire a domicilio o comunque all’esterno dei locali della guardia medica, come capita specialmente nelle aree rurali. Siamo in presenza di una situazione generale che non permette di abbassare la guardia sul versante della sicurezza di chi lavora, come testimoniano anche le aggressioni notturne nei confronti di autisti di Arst e Ctm. La Giunta risparmi su altro, ma non sulla sicurezza delle persone”.
Anche per il capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu si tratta di “una scelta sconsiderata e incomprensibile. Sono necessarie misure di sicurezza adeguate nei poli di continuità assistenziale. Gli operatori medici impegnati nei servizi notturni svolgono un ruolo importante nei piccoli centri e nelle città, con un servizio che sopperisce il malfunzionamento degli ospedali ormai distrutti dalla riforma. L’Esecutivo vuole risparmiare sulla pelle dei lavoratori, mettendo a rischio non solo i medici, ma anche i pazienti che si trovano all’interno delle guardie mediche”.
Contro questo taglio, anche il sindacato, che parla di “ennesimo atto di irresponsabilità politica e sociale del duo Arru-Moirano che mette a rischio un servizio importante per l’intera collettività, crea 300 nuovi disoccupati tra le guardie giurate e, soprattutto, mette a repentaglio l’incolumità dei medici impegnati in un importante servizio sanitario”. Per la Fisascat- Cisl, che preannuncia battaglia, “un pessimo segnale di governo, che in nome dei tagli alla spesa sanitaria espone a grandi pericoli il funzionamento delle Guardie mediche. La presenza delle guardie giurate è garanzia per i medici impegnati nel servizio e per i cittadini che hanno necessità dell’importante servizio sanitario. Non sono cancellati dalla memoria i tragici eventi che portarono a garantire l’incolumità di medici e cittadini tramite i servizi di vigilanza armata”. (red)
(admaioramedia.it)