Il Sulcis Iglesiente come cartina tornasole della sanità nell’Isola con alcuni crolli, in pochi giorni, nelle strutture ospedaliere del territorio. Prima alcuni pannelli del controsoffitto dell’ospedale Sirai di Carbonia, poi all’ospedale Santa Barbara di Iglesias, il soffitto del Laboratorio analisi. Oggi, il sottotetto nelle sale operatorie dell’ospedale Cto di Iglesias.
Un sopralluogo urgente nei presidi ospedalieri del Sulcis Iglesiente da parte della Commissione Sanità, allargata ai sindaci ed ai consiglieri regionali del territorio, è stata immediatamente richiesta del vicepresidente del parlamentino, Edoardo Tocco (Forza Italia): “E’ un segnale significativo del fallimento prodotto dalle riforme della sanità in Sardegna, con la cancellazione dei reparti e l’abbandono dei presidi nei territori considerati marginali. L’area del Sulcis Iglesiente è ormai al tracollo e richiede una risposta immediata della Regione, con lo stanziamento di risorse utili a riqualificare le strutture ospedaliere e scongiurare ulteriori disastri”.
“Tagli sulla pelle di pazienti e personale sanitario, cosi Arru e Moirano stanno facendo crollare la sanità sarda”, hanno commentato Paolo Truzzu e Gianni Lampis, consiglieri regionali di Fratelli d’Italia. “Non si tagliano gli sprechi, le consulenze, le liste d’attesa, ma si taglia sulla manutenzione e si allungano i tempi burocratici per autorizzare i lavori di ammodernamento delle strutture. Abbiamo già presentato un paio di interrogazioni sul tema che non hanno avuto risposta, pertanto, chiediamo che Arru venga in Aula e spieghi davanti al Consiglio la grave situazione in cui versano gli ospedali del Sulcis-Iglesiente e come intenda evitare che medici, personale sanitario e pazienti rischino la vita andando a lavorare o a farsi curare nelle strutture sarde”.
“Un nuovo esempio di una sanità fatta letteralmente a pezzi – ha aggiunto Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore di Forza Italia – Ora diranno che è solo un piccolo granello di polvere spostato da una folata di vento? La verità è che, mentre la Giunta si fa l’applauso da sola e il mega-direttore Moirano fa proclami sulla stampa, ogni giorno leggiamo un bollettino di guerra con una sanità che costa molto di più per offrire molto di meno, che si vanta di risparmiare sui farmaci mentre ha solo omesso di acquistarli, che non solo non ha riformato nulla ma sta guastando sistematicamente ciò che funzionava, mortificando la professionalità dei medici e degli altri operatori sanitari. L’unica cosa che hanno riformato, in aumento, è il maxi stipendio dei manager continentali”. Arru, Pigliaru e la loro corte sabauda inizino a fare i bagagli e liberino la Sardegna dalla loro insana politica”.
Per Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, “è la risposta più drammatica che ci si potesse aspettare alle esternazioni del professor Moirano, che si è autoproclamato il salvatore della sanità sarda: le condizioni della sanità ai tempi dell’Ats sono quelle che si possono toccare con mano ogni giorno, non soltanto nel Sulcis ma in tutta l’Isola, e chi, paziente od operatore che sia, riesce a superare la giornata incolume, può dirsi fortunato. La sanità sarda somiglia sempre di più a un girone infernale. Ormai sono rimasti soltanto Moirano e l’assessore Arru, insieme ai privilegiati, a difendere il modello dell’azienda unica regionale, che avrebbe dovuto centralizzare poche funzioni ben definite come gli acquisti e la gestione del personale, semplificandole e rendendole più economiche, e che invece si è rivelata un carrozzone chiamato a gestire l’intero pacchetto della sanità. Davanti allo sfascio, tutti i responsabili dovrebbero avere la decenza di togliere il disturbo e tornarsene a casa, chi nell’Isola e chi oltre Tirreno”. Anche Marcello Orrù, consigliere regionale del Movimento cristiano, ritiene che sia “l’ennesimo grave segnale di una sanità regionale in pieno e totale decadimento. Mentre Moirano e Arru esaltano la riforma di riordino ospedaliero della giunta Pigliaru nei reparti degli ospedali sardi personale e pazienti assistono ogni giorno al caos determinato da una sanità regionale completamento allo sfascio”.
“Dopo dieci anni di contenziosi per la ristrutturazione e l’ammodernamento del Cto di Iglesias – ha sottolineato Emanuela Corda, deputata del Movimento Cinquestelle – il crollo del soffitto, che mostra quanto i finanziamenti pubblici per l’ennesima volta siano stati utilizzati male, mettendo a rischio l’incolumità dei nostri medici e mostrando un grave atteggiamento superficiale nei confronti della salute dei cittadini. L’ennesima notizia inquietante dalla sanità pubblica in Sardegna, che ha necessità di una revisione seria e puntuale, di progettazione e programma a lungo termine, non di comunicati stampa che difendono continuamente scelte sbagliate. Si è annunciato di voler tagliare la spesa affidando al direttore generale della Asl unica 300mila euro di stipendio, il più alto d’Italia: un vero schiaffo all’etica in un momento in cui pretendiamo la massima sobrietà, ancor di più in un tema come la sanità. Ora pagheremo accorpamento, chiusura di interi reparti e allontanamento del servizio sanitario dai territori per il solo capriccio di avere una direzione unica ovviamente incapace di accogliere le esigenze delle zone più isolate come possono essere quelle di Carbonia e Iglesias”. (red)
(admaioramedia.it)