Il corteo ‘Stop invasione’ indetto dal Movimento sociale sardo – Destra regionale contro lo stillicidio degli sbarchi di clandestini, tenutosi a Cagliari lo scorso venerdì 30 giugno, è stato per alcuni giorni al centro dell’attenzione degli organi di informazione locali. Ciò anche a causa della contro-manifestazione indetta dal Coordinamento antifascista cagliaritano, che ha il suo principale supporto logistico (gentilmente ‘fornito’ a spese dell’Amministrazione comunale di Cagliari – e quindi dei contribuenti cagliaritani – dalla giunta del sindaco Zedda) nel centro sociale occupato Sa Domu di via Lamarmora a Castello, che ha cercato – senza successo, grazie al cospicuo schieramento di forze dell’ordine – di impedire lo svolgimento della manifestazione già in piazza Repubblica, luogo del concentramento iniziale dei manifestanti.
E’ interessante sottolineare un paio di aspetti degni di nota della giornata, che le forze identitarie di Cagliari dovranno tenere a mente per sviluppare una credibile strategia di opposizione all’invasione che il popolo italiano e in particolare il popolo sardo, soli contro tutti (Onu, Unione europea, governo nazionale, Ong, intellettuali, organi di informazione, cooperative coinvolte nel “business” dei clandestini) stanno subendo e pagando in modo salato da ormai qualche anno.
La prima constatazione è la diminuita capacità operativa degli antagonisti di sinistra. All’appuntamento in piazza della Repubblica è intervenuto il solito gruppuscolo di militanti del Coordinamento con la solita cinquantina di sfaccendati, studenti fuori sede e fuori corso, sessantottini nostalgici di qualche fremito di gioventù che ormai dal 2014 impestano la convivenza civile e il libero esercizio dei diritti costituzionali di associazione, riunione e libertà di manifestazione del pensiero. Gli antagonisti, dopo essersi dispersi in piccoli gruppi, hanno raggiunto il corteo Stop invasione in via Roma, dovendosi ritirare a seguito di contatti diretti con i manifestanti del corteo. Si spera che la Procura della Repubblica di Cagliari persegua finalmente questo gruppuscolo di impuniti a cui finora è stato consentito violare in maniera spudorata ogni norma del Codice penale e del Testo unico di Pubblica sicurezza.
La seconda constatazione è che, mentre inizialmente i manifestanti radunati in piazza della Repubblica erano soltanto una trentina, tanto da far parlare affrettatamente alcuni organi di informazione di ‘flop’ della manifestazione, in via Sonnino i manifestanti del corteo superavano ampiamente il centinaio. Questo non è irrilevante alla luce del mancato accoglimento, da parte degli altri movimenti e gruppi identitari di Cagliari, dell’invito del Mss ad aderire alla manifestazione.
La necessaria conclusione è che se un’analoga manifestazione, anziché essere indetta unilateralmente da un gruppo minoritario nell’ambito dell’area identitaria cagliaritana, fosse stata preventivamente coordinata dal più ampio schieramento possibile di tutte le forze politiche sensibili al ripristino della legalità e dell’ordine pubblico messi a repentaglio dalla gestione fallimentare dell’emergenza migranti, la manifestazione avrebbe avuto proporzioni imponenti.
Nonostante tutti gli errori e le ingenuità con cui questa giornata del 30 giugno è stata gestita, essa rappresenta uno spunto per iniziative successive di ben più ampio respiro e rilevanza, tanto più necessarie in ragione della totale inettitudine del governo nazionale a perseguire una qualsivoglia limitazione dell’invasione attualmente in corso.
Salusio
(admaioramedia.it)