Non è la prima volta che accade e forse chissà, nemmeno l’ ultima. Tant’ è: gratta gratta, sotto al Sironi Mario, pictor fascistissimo – spunta il duce, ri(s)coperto in seguito a restauri/puliture che disvelano quanto celato dalla damnatio memoriae. Era già successo con il Sironi ritrovato tanti anni fa alla Casa Madre dei Mutilati di Piacentini, un monumentale Mussolini a cavallo affiancato da un Vittorio Emanuele III altrettanto issato su mastodontico quadrupede. Ed è successo ora, sia pur in versione «micro», con l’opera romana forse più famosa tra quelle realizzate dal grande artista (che grande fu davvero, al di là dei giudizi storico-politici): il gigantesco murale – 90 metri quadri – nell’Aula Magna dell’ università La Sapienza, opera collettiva sotto l’ egida, ancora, dell’architetto-dominus Marcello Piacentini.
Ieri sono stati infatti presentati i primi risultati del lavoro di restauro del grande dipinto, dal titolo «L’Italia tra le Arti e le Scienze», eseguito nel 1935 in occasione dell’ inaugurazione della Città Universitaria. Lavori ancora in corso (termineranno tra un anno) e che però salutano «un ritorno alla luce per l’ originale Sironi con i suoi colori brillanti e le sue figure monumentali». Un ritorno, appunto, «in cui emerge che il dipinto originale dell’artista non è perduto, ma, anzi, si conserva per buona parte».
È nota la storia della ridipintura dell’opera, o meglio di vaste parti di essa, da parte di Carlo Siviero negli anni Cinquanta, in un clima politico che favorì prima l’occultamento del lavoro con un provvisorio strato di carta da parati, e poi la stesura di spessi strati di colore per nascondere, anzitutto, i simboli del regime. Simboli che ora – con un’operazione filologica condotta in collaborazione tra Sapienza e Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro – riemergono qua e là tra scritte (romane), saluti (romani) e archi trionfali (romani anch’essi). Personaggi e simboliche dunque fanno la loro (ri)comparsa in questa che è anche la prima occasione di studio diretta dell’opera, guidato da Marina Righetti, per l’ ateneo, e dalla direttrice Gisella Capponi per l’Istituto del restauro.
Edoardo Sassi (dal Corriere della Sera – 7 giugno 2016)
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Omar Serrao
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