“Subito la commissione d’inchiesta sulle partecipate regionali.” E’ la richiesta dei consiglieri regionali dei Riformatori, Attilio Dedoni, Michele Cossa e Luigi Crisponi, che hanno presentato formale richiesta in Consiglio regionale. Intanto, alla Camera, Pierpaolo Vargiu, ha presentato un’interrogazione urgente al ministro dell’Economia.
“I dati relativi alle società partecipate dalle istituzioni regionali sarde e fotografati nella relazione del commissario per la spending rewiev Cottarelli e nell’indagine della Corte dei Conti del luglio scorso – hanno spiegato i Riformatori – sono assolutamente impietosi, riscontrando nell’Isola ben 28 società partecipate regionali, 11 delle quali sono da tempo in liquidazione, con ben 5.638 dipendenti (240 milioni di euro di costo del personale) e 124 nuove assunzioni nell’ultimo anno. Tale sistema di partecipazioni, molte delle quali di dubbia utilità, costa alla Regione ben 366 milioni di euro l’anno, 3 milioni dei quali vanno a remunerare l’ulteriore scatola cinese delle consulenze esterne (evidentemente non sono sufficienti gli oltre 5.000 dipendenti per avere in casa le necessarie professionalità), mentre ben 2 milioni e mezzo di euro vanno a pagare annualmente gli emolumenti dei 77 componenti di organi di amministrazione che, sopravvissuti ai referendum del 2012 (in precedenza erano più numerosi), percepiscono in media la considerevole somma di 31.287 euro l’anno”.
Per i Riformatori, “altrettanto disastrosa la corrosiva ramificazione delle partecipazioni negli altri livelli dell’amministrazione sarda: Province, che contano ben 30 società completamente o parzialmente partecipate mentre, secondo i dati del Cerved, sono 135 le partecipate comunali, con una pletora di 4.731 dipendenti, che conferiscono alla Sardegna il poco invidiabile primato del più alto numero percentuale di dipendenti nelle partecipate comunali (2,9 per mille abitanti) tra tutte le regioni del sud Italia. A questi numeri, vanno aggiunte le attività economiche, finanziate dalle casse regionali e comunali: dall'Ente Foreste all'Area, dagli Ersu ai Consorzi di bonifica, alle varie Agenzie regionali, con una progressiva rarefazione della trasparenza delle informazioni.”
Infine, ricordano la relazione della Corte dei Conti che così conclude: “A seguito dell’istruttoria si è potuto riscontrare che la Regione non esercita alcun controllo, in termini di semplice conoscenza, su aspetti essenziali ai fini dell’esercizio dei propri compiti gestionali e della propria programmazione finanziaria. Le risposte fornite hanno evidenziato infatti la necessità da parte delle stesse strutture amministrative di dover addirittura richiedere volta per volta, agli organismi partecipati, dati contabili che dovrebbero essere in qualsiasi momento nella piena disponibilità dell’apparato amministrativo della regione.” (red)
(admaioramedia.it)