Ho seguito le notizie relative al concorso mondiale “Le Grenaches du monde”, tenutosi quest’anno in Sardegna. Una manifestazione di rilevanza mondiale che ha riscosso un grosso successo tra i media arrivati da tutto il mondo, per magnificare i vini prodotti col vitigno “Grenache” e dei suoi simili, tra cui il Cannonau il quale, dagli studi del professor Gianni Lovicu, sarebbe addirittura il capostipite essendosi reperiti negli scavi di un nuraghe dei vinaccioli di Cannonau risalenti al XIV secolo a.C. Ma al di la di ogni polemica su chi sia ‘derivato da’ o abbia la primogenitura, faccio alcune considerazioni esaminando l’elenco dei vini prodotti ed imbottigliati in Sardegna, premiati dalla giuria internazionale di tecnici ed esperti giunti da ogni Continente.
Premesso che il regolamento del Concorso prevede che per parteciparvi il vino doveva essere ottenuto con la presenza di almeno il 60% del Grenache o dei suoi simili, come il Cannonau, in qualità di rappresentante dell’Unione nazionale consumatori (la più antica associazione dei consumatori in Sardegna ed in Italia), nonché in qualità di esperto e consulente in legislazione vinicola, mi pongo alcune domande, auspicando che porti alla riflessione anche chi rappresenta le istituzioni. Quando sono stati prelevati i campioni presso le cantine sarde, sono stati controllati i registri di cantina per accertare se nei vini ad Igt partecipanti al concorso fosse documentata la presenza di almeno il 60% di uve Cannonau? E’ stato verificato e verbalizzato il quantitativo delle partite di vino imbottigliato dalle quali si sono prelevati i campioni presentati al concorso?
Premesso che (ai sensi del Dm dell’11 dicembre 2007) il Cannonau, ed il sinonimo Cannonao, possono essere utilizzati solo per le Doc e Docg della Sardegna, i disciplinari delle Igt della Sardegna non vietano l’indicazione del vitigno Cannonau nelle etichette delle bottiglie. (divieto che riguarda anche altri vitigni, che i produttori hanno voluto autolimitandosi commercialmente), il divieto non riguarda solo le etichette, ma anche la pubblicità, le schede tecniche che talvolta appaiono nei depliant e nei siti web delle cantine (gli organi di controllo hanno elevato diverse sanzioni a tal proposito), due domande: la pubblicazione dei risultati del Concorso sulla stampa e nei comunicati delle aziende premiate, non potrebbe essere considerata come pubblicità atta a creare confusione nei consumatori ai quali, implicitamente, si comunica che i vini ad Igt premiati sono stati ottenuti da uve Cannonau? Non c’è pericolo che i cacciatori di verbali a prescindere – utili per le statistiche dei numeri e delle mostruose cifre delle sanzioni – non si scatenino trovando un filone ben produttivo?
Ed ancora, se il Cannonau è simile al Grenache o, detto volgarmente, ‘se non è zuppa è pan bagnato’, ed il Cannonau deve essere presente per almeno il 60% nei vini ad Igt premiati al Concorso, perché non prevedere che il Grenache, se presente nella percentuale minima dell’85% non possa essere dichiarato in etichetta invece del Cannonau nelle Igt della Sardegna, senza confondere il consumatore? Tanto più che, nell’allegato n. 5 del Dm sopra citato, il Grenache ed il Cannonao appaiono come sinonimi dell’Alicante, anch’esso della stessa famiglia. Basterebbe mettere un po’ d’ordine negli elenchi dei sinonimi. Basterebbe ufficializzare il Grenache come sinonimo del Cannonau, tanto più che quest’ultimo sarebbe il capostipite di tutta la famiglia poi diffusasi in tutto il mondo?
Romano Satolli
(admaioramedia.it)