Secondo l’Istat, nel 2014, in Sardegna la quota delle famiglie dove nessun componente aveva un lavoro era pari al 23,6% (dato inferiore alla media del Mezzogiorno, ma più accentuato di quella italiana, rispettivamente 27,5% e 16,7%) e circa il 21% della popolazione e il 13,9% dei minori nel 2014 viveva all’interno di queste famiglie. Nell’Isola, la famiglia è in sofferenza: 173.000 i nuclei familiari con problemi economici e l’incidenza della povertà riguarda 24 famiglie su 100.
Numeri che hanno portato il segretario generale della Cisl sarda, Oriana Putzolu, a proporre l’istituzione di un Assessorato alla Famiglia e al Welfare: “Un’innovazione istituzionale da preparare con una Conferenza regionale sulla famiglia, un confronto a tutto campo per individuare di politiche finalizzate a stabilizzare il benessere familiare – ha sottolineato la sindacalista – La rinascita della Sardegna ha due passaggi obbligati: famiglia e lavoro. Sono questi i principali temi da mettere al centro dell’azione del governo Pigliaru. Anche il progressivo spopolamento della Sardegna si può fermare solo con adeguate politiche per il lavoro e per la famiglia.”
Dal 2009, la quota delle famiglie senza lavoro in Sardegna è cresciuta di 6,3%, pari a circa 36mila; media superiore a quella del Mezzogiorno e di tutto il territorio nazionale, rispettivamente a 5,3% e 2,9 %. Bankitalia nel suo ultimo rapporto dell’11 giugno 2015 ha ribadito che “l’incidenza delle famiglie senza lavoro è aumentata per tutte le tipologie familiari, ma in misura maggiore tra le famiglie con due componenti in età da lavoro” ed ha rilevato che, tra il 2007 ed il 2012, i redditi familiari si sono ridotti in Sardegna del 10,4% a prezzi costanti. Al calo dei redditi familiari ha contribuito la decisa flessione di quelli da lavoro (-19%) con il calo dell’occupazione e del reddito medio degli occupati, diminuito del 17,3%. Al
“Con questa situazione del lavoro – ha aggiunto Putzolu – anche quella finanziaria della famiglia sarda non può che essere negativa. Nel 2013, infatti, il 32,3% delle famiglie sarde era indebitata per un mutuo o per credito al consumo ed è cresciuta ulteriormente la quota delle famiglie considerate finanziariamente vulnerabili, ovvero con reddito inferiore al valore mediano e per le quali la rata assorbe almeno il 30% del reddito. I sacrifici della famiglia hanno consentito alla Sardegna di resistere alla crisi economica. La fuga dei giovani, oltre 20mila in tre anni, è il segnale che anche la famiglia sta cedendo. La Giunta Pigliaru deve intervenire”. (red)
(admaioramedia.it)
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