E’ nato il Comitato referendario sulla Vertenza entrate, con lo scopo di promuovere in Sardegna un referendum regionale per abrogare l’articolo 5 dell’accordo tra il Ministero dell’Economia e la Regione, denominato “Accordo in materia di Finanza pubblica”, firmato il 21 luglio 2014 dal ministro di allora, Pier Carlo Padoan, e dall’attuale presidente Pigliaru. La consultazione popolare punta ad eliminare quella parte che prevede l’impegno della Regione a ritirare tutti i ricorsi pendenti contro lo Stato in materia di finanza pubblica, promossi prima dell’accordo, ed a rinunciare per gli anni 2014-17 agli effetti positivi che derivassero da eventuali sentenze di accoglimento.
“Si tratta del Patto avente forza e valore di legge – spiega Alessandro Polese, presidente del Comitato – che prevede la concessione a beneficio della Regione dello sforamento del Patto di stabilità a fronte del ritiro di qualunque pretesa creditoria della Regione stessa verso lo Stato: la cosiddetta ‘Vertenza entrate’. Che ha imposto, con il ritiro di tutti i ricorsi pendenti, la rinuncia ai crediti da parte della Regione Sardegna a fronte di uno sforamento di spesa su fondi già di proprietà della Regione: ovvero abbiamo rinunciato a circa 6 miliardi di euro (dal 2010 a oggi) a fronte del nulla”.
Infatti, alla Regione spetta l’attribuzione di una quota delle entrate tributarie riscosse o prodotte sul proprio territorio, oltre alla possibilità di acquisire risorse attraverso l’imposizione di tributi propri. Ma, come è diventato noto proprio in occasione della cosiddetta ‘Vertenza entrate’, sin dai primi anni ’80 lo Stato non versava alle casse regionali tutto ciò che spettava: incassava imposte e tributi per conto della Sardegna, ma poi tratteneva gran parte di quei soldi non rispettando le disposizioni statutarie. Nel 2005, il presidente Soru indicò in circa 10 miliardi di euro il debito accumulato per il periodo 1991-2003. Ma, invece che il saldo, nel 2006, arrivò lo sciagurato accordo Soru-Prodi e questi soldi svanirono, così come le pretese del Governatore sardo: alla Sardegna furono riconosciuti soltanto un aumento della quota di compartecipazione al gettito Iva e la somma di 500 milioni di euro da pagare in 20 anni. Intanto, la Sardegna si accollò immediatamente tutte le spese per sanità, trasporti locali e continuità territoriale. Non solo lo Stato ottenne un accordo vantaggioso, ma non lo rispettò totalmente con la ‘scusa’ che mancassero le norme di attuazione in grado di quantificare con precisione quanto spettasse alla Regione e che esistessero restrizioni derivanti dal Patto di Stabilità interno.
Nel 2011, con l’allora presidente Cappellacci, la Regione presentò una serie di ricorsi per chiedere l’immediata operatività dell’Accordo del 2006 ed ottenere le somme mai ricevute. Ma, nel 2014, il presidente Pigliaru sottoscrisse un nuovo Accordo con lo Stato sul Patto di stabilità interno per gli anni 2015-17 (legato ai vincoli che fino a quel momento aveva limitato la spendibilità delle risorse), impegnandosi a rinunciare a tutti i ricorsi contro lo Stato in materia di finanza pubblica ed a rinunciare per gli anni 2014-17 agli effetti positivi di eventuali pronunce di accoglimento. Il ritiro di tutti i ricorsi proposti contro lo Stato comprendeva, quindi, anche di quelli per i quali la Corte costituzionale aveva riconosciuto l’inerzia dello Stato nel trasferire le quote di compartecipazione destinate alla Sardegna.
“Crediamo fortemente nell’inversione di rotta in termini di economia pubblica che deriverebbe dall’abrogazione dell’articolo 5 del Patto – prosegue la nota del Comitato – Crediamo che i primi amministratori pubblici che beneficerebbero delle entrate previste dal nostro Statuto regionale e, in particolare, dal recupero dei crediti pregressi e non escussi nei confronti dello Stato sarebbero proprio i Sindaci dei comuni sardi. Scuole, ospedali, strade e infrastrutture pubbliche in genere godrebbero di un enorme boccata di ossigeno se le amministrazioni che si succederanno al governo della Regione avessero la possibilità di recuperare e ridistribuire ciò che ci spetta di diritto a norma di Statuto”. Le informazioni sul referendum si trovano in rete: www.vertenzaentrate.it. (fm)
(admaioramedia.it)
3 Comments
Un vero sardo
Ritengo sia importante far sapere ai sardi questi accordi scellerati dei nostri politi e delle giunte di sinistra che hanno danneggiato tutti i sardi. Altro che raccolta di firme per l’insularità, che i Riformatori portano avanti solo per buttare fumo negli occhi ed avere un pò di visibilità. Questo sarebbe un referendum che possa ridare dignità ad una Regione sfruttata e maltrattata dal governo centrale, utilizzando la vigliaccheria e il servilismo, per non dire anche tradimento compiuto da personaggi ben definiti che meritano di essere processati.
Alessandro P.
Grazie per l’accorato appoggio, se ritieni di darci una mano contattaci dal sito vertenzaentrate,it
Grazie ancora!
Alessandro
Gian Luigi Patorno
Ho difficoltà a pensare che dalla fine degli anni 80 ad oggi (!!!!), i governatori della nostra regione abbiano sempre ceduto allo Stato ciò che ci spettava di diritto. Ed allora i perché che scaturiscono sono tanti . Tutti privi di intelligenza ? Quali compromessi senza contropartite ?
Perché non rivendicare le nostre competenze ? Perché cedere su questioni vitali quali “Entrate , Insularità, Sanità ” ? mi fermo qui, ma ce n’è già abbastanza.