REFERENDUM, Pigliaru difende il suo ‘sì’. Pubusa lo sfida ad un pubblico confronto. Cappellacci: “Rinnega Autonomia”

Non poteva passare inosservata la considerazione del presidente Pigliaru che, per motivare il suo ‘sì’ al referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale del Governo Renzi, ha sentenziato, avendo al suo fianco Debora Serracchiani, presidente della Regione  Friuli Venezia Giulia, che “la riforma rafforza le nostre autonomie e l’intesa è il futuro delle specialità”. “Gli argomenti del ‘no’ non mi paiono solidi e non si entra nel merito delle cose – ha aggiunto Pigliaru – Tra questi, dire che sia un attacco alle Regioni a statuto speciale è la bufala numero uno, mentre si rinforzano le prerogative e si apre semmai la sfida per rendere più moderna l’autonomia prevista negli statuti. La bufala numero due è quella secondo la quale i consiglieri regionali non potranno entrare in Senato. In realtà si tratta di un Senato totalmente diverso, dove vi è l’estensione del lavoro proprio del consigliere regionale”.

Tra i primi a criticare le parole del Governatore, un docente di diritto amministrativo e storico esponente del Pci, anche in Consiglio regionale, Andrea Pubusa, che lo ha sfidato ad “un leale pubblico confronto, in aula magna davanti agli studenti, ai quali come docenti non possiamo mentire per l’etica propria della nostra funzione, o se preferisci, in una sala cittadina o davanti ad una macchina da presa in uno studio televisivo”. 

“E’ lo stesso Pigliaru a contraddirsi – ha attaccato in un articolo pubblicato on line su “Democrazia Oggi” – Mezza Italia dice che si mantengono i poteri alle regioni speciali, proprio perché alle regioni ordinarie vengono tolti, con la clausola di prevalenza e con l’accentramento in capo allo Stato su materie importanti come ambiente, infrastrutture strategiche, fonti energetiche, sanità e simili. Come possano, in un ordinamento neoaccentrato, dispiegarsi le autonomie delle sole regioni speciali è un mistero logico, prima che giuridico, che Pigliaru dovrebbe spiegare. Salvo ritenere che le regioni speciali incrementano la loro autonomia quanto più le altre regioni la perdono, in ragione della trasformazione dell’Italia da Repubblica delle autonomie in Stato accentrato”.

Quanto ai consiglieri regionali sardi, ha sottolineato Pubusa, “esiste l’articolo 17 dello Statuto speciale, che, al secondo comma, dice testualmente: «L’ufficio di consigliere regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere o di un altro Consiglio regionale o di un sindaco di un Comune con popolazione superiore a diecimila abitanti, ovvero di membro del Parlamento europeo». Spiace dirlo, Pigliaru sembra un uomo delle caverne, privo di elementare cultura storica e istituzionale”. Ed ha concluso: “Sei stato eletto per fare il presidente dei sardi non il tifoso di Renzi, o peggio il propagandista”.

Sul fronte politico, l’attacco arriva da Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia: “La nuova clausola di supremazia, l’articolo 119 che consente al Governo di mettere le mani nel salvadanaio dei Sardi più di quanto non abbia già fatto fino ad ora e il nuovo quadro centralista sono gli arnesi del furto con scasso di Renzi e compagni a danno dell’autonomia e delle casse dei sardi. Se l’argine a tutto questo è costituito da una semplice intesa, c’è di che preoccuparsi alla luce degli accordi firmati proprio da Pigliaru su Tirrenia, sulle entrate, sul patto di stabilità etc”.

“Parla di Regioni che si comportano bene – ha evidenziato Cappellacci – perché questa è l’unica cosa che riesce a fare: comportarsi bene ed obbedire agli ordini di Renzi, ma non può pretendere che un’intera Regione faccia altrettanto. Pigliaru è il primo presidente della storia a rinnegare l’autonomia per la carriera personale”. (red)

(admaioramedia.it)

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