La Sardegna è la regione dove si è avuto il maggior successo del ‘no’ al referendum sulla riforma costituzionale del Governo. Nell’Isola contro la Riforma Renzi hanno votato 616.791 elettori (72,22%), mentre il ‘sì’ ha collezionato 237.280 voti (27,78%). La netta affermazione del ‘no’ c’è stata in tutte le quattro province: Cagliari (73,77% contro 26,23%), Nuoro (71,25% contro 28,75%), Oristano (73,98% contro 26,02%), Sassari (69,39% contro 30,61%).
L’opposizione di centrodestra è inevitabilmente partita all’attacco del presidente Pigliaru: “Dovrebbe prendere atto del fallimento del suo operato, ora che a dirglielo sono i tanti ‘no’ piovuti sulla riforma Renzi e su chi nell’Isola l’ha sostenuta, rassegnando le dimissioni da presidente della Regione”, hanno commentato Paolo Truzzu e Salvatore Deidda, consigliere e portavoce regionali di Fratelli d’Italia.
“Ha sostenuto la riforma – hanno aggiunto i due esponenti di FdI – si è speso in prima persona per il sì e l’esito negativo per lui e per il Pd non può che leggersi come una bocciatura della sua posizione degli ultimi mesi e di questi tre anni di politica fallimentare. Il presidente è stato tante volte assente in Aula e non ha partecipato ad appuntamenti importanti, non è invece mancato a ogni occasione di sostegno della campagna referendaria. La bocciatura di Renzi perciò è la bocciatura di Pigliaru, Ganau e di questa maggioranza in Consiglio regionale. Dimissioni e tutti a casa, ridiamo ai sardi la possibilità di decidere il loro futuro da protagonisti, finalmente liberi dai diktat romani e dagli interessi dell’Unione europea in materia di sviluppo economico, immigrazione e identità culturale”.
“Pigliaru ha tentato di svendere l’Autonomia sarda per ragioni di carriera: sono stati travolti entrambi da un’onda popolare”, ha aggiunto Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia. “Renzi si è dimesso, Pigliaru, se avesse un briciolo di dignità, dovrebbe seguirlo a ruota perché non solo ha tradito tutti gli impegni ma ha tradito i sardi sui principi fondamentali del nostro Statuto ed è rimasto solo. I messaggi che provengono dal voto sono chiari: l’Europa e i potentati economici non possono dettarci il compitino, chi prova a toccare il nostro diritto di voto viene punito e, soprattutto, la sovranità nazionale e l’autonomia dei sardi non si possono svendere. Nella Terza Repubblica immaginiamo una nuova Autonomia, che riconosca nella specialità i diritti dei sardi e che veda ampliate le nostre funzioni su trasporti, energia e tasse. Chi ha ammainato quelle bandiere è stato punito, è ora che la sovranità nazionale e l’Autonomia dei sardi ricomincino ad essere il vessillo di tutti, che sventola al di sopra di tutte le altre bandiere”.
Per il capogruppo regionale dell’Udc, Gianluigi Rubiu, “la Sardegna conquista finalmente il titolo di campione d’Italia dimostrando con la scelta sul referendum una forte impronta identitaria e autonomistica. Gli elettori hanno manifestato il loro disappunto per un governo distante rispetto ai reali problemi della nostra Isola e sordo riguardo i disagi sociali ed economici. Con questo responso si boccia inoltre la politica della giunta Pigliaru, che sinora ha smontato i servizi sanitari sui territori, devastato il settore dei trasporti, contribuito a smantellare il sistema scolastico e portato all’epilogo finale dei grandi poli industriali. Concluso il periodo delle promesse elettorali la speranza è che le risorse destinate per la Sardegna non si rivelino il solito bluff a fini elettorali, ma abbiano subito concreta attuazione”.
Anche per Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, dalle urne è uscita una forte richiesta di cambiamento: “Una sfida che la giunta Pigliaru è chiamata a raccogliere, se ritiene di averne le capacità. I sardi hanno deciso di non fidarsi più e di lanciare un segnale chiaro: c’è bisogno di più autonomia, di alzare il tono delle rivendicazioni, di far valere i nostri diritti anche a Roma anziché subire supinamente qualsiasi decisione per disciplina di schieramento. Le entrate insufficienti, il debito della sanità che rischia di portare al tracollo le casse della Regione, la spesa dei Comuni bloccata, le inefficienze nei trasporti, sia quelli interni alla Sardegna che i collegamenti con il Continente. Ora i sardi si aspettano una svolta nelle politiche della Giunta regionale, che nella prima metà della legislatura si sono mostrate del tutto inadeguate”.
Fortemente critico verso il presidente Pigliaru e soprattutto il suo silenzio dopo il risultato referendario, Marcello Orrù, consigliere regionale del Psdaz: “Non è possibile passare da una solenne bocciatura e non rilasciare una parola: mi sembra chiaro che i nostri corregionali l’abbiano bocciato su tutta la linea. I sardi hanno voluto manifestare il proprio dissenso nei confronti del centrosinistra al governo della Regione. Un segnale fortissimo inviato al presidente Pigliaru e al centrosinistra che oggi governa insieme a lui. I sardi, attraverso un voto nettissimo, hanno detto no non solo ad riforma istituzionale pesantemente negativa e dannosa nei confronti della Sardegna ma hanno voluto esprimere con fermezza un chiaro e deciso no alle politiche di una giunta regionale che ha fallito su tutti i fronti”. (red)
(admaioramedia.it)
2 Comments
Vanni Frisciata
Siamo stanchi dei giochetti politici e delle leggi elettorali alla “camomilla” funzionali solo ai partiti
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