E’ partita anche in Sardegna la campagna referendaria dei Comitati per il No, che intendono contrastare le modifiche della Costituzione, proposte dal Governo Renzi e recentemente approvate dal Parlamento. Secondo il Comitato, la riforma costituzionale è inaccettabile nel metodo e nel merito, ancora di più in rapporto alla legge elettorale già approvata. Secondo Andrea Pubusa, giurista ed ex consigliere regionale, non è una revisione costituzionale ma uno stravolgimento della Carta fondamentale: «Le modifiche costituzionali vengono di solito approvate per emendamenti come avvenuto negli Stati Uniti, non si può rispondere con un semplice sì o no a una proposta che prevede la riscrittura di 47 articoli su 139, serve una larga condivisione. Non è vero che il Senato: verrà abolito, non sarà più elettivo, sarà composto da consiglieri regionali e amministratori locali, ma non ci sarà nessuna semplificazione. Il nuovo Senato avrà voce in capitolo sui processi legislativi, addirittura si prevedono 10 procedure diverse a seconda della materia trattata: ne verrà fuori un guazzabuglio. I costi, poi, non saranno abbattuti. Per ridurre le spese si sarebbe ottenuto un risultato più soddisfacente con la riduzione del numero dei parlamentari».
I promotori del Comitato sono preoccupati anche per i riflessi negativi sulle autonomie regionali: «L’assessore Demuro sostiene che le modifiche costituzionali non riguardano le regioni a Statuto speciale. Io non sono d’accordo – ha aggiunto Pubusa – una cosa è praticare la specialità in un contesto di autonomie sviluppate diverso è invece farlo con un sistema autonomistico depotenziato. Ricordo che la battaglia per la nascita delle regioni ordinarie venne fatta anche da quelle a Statuto speciale». Ed il giudizio del giurista sull’atteggiamento della Giunta Pigliaru nei confronti del Governo nazionale è pesante: «La presidenza più triste della storia dell’Autonomia, priva di mordente e personalità. Samo di fronte a un appiattimento totale nei confronti del Governo. Non si capisce che questa proposta di modifica della Costituzione rappresenta un tradimento della grande cultura autonomistica della Sardegna rappresentata da grandi personalità come Gramsci, Lussu, Simon Mossa, Dettori, Melis». (red)
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