L’Ogliastra è interessata da una grave crisi attestata dalla destrutturazione sociale in atto, con spopolamento e invecchiamento. Il tema lavoro e sviluppo è attuale e ricorre come una costante ormai da decenni senza che si apportino risultati positivi. Per perseguire obiettivi e strategie utili a cambiare rotta occorrerebbe in primis partire da alcune consapevolezze su limiti, fallimenti e potenzialità.
I limiti sono infrastrutturali, strutturali, culturali (individualismo, scarsa propensione cooperazione, scarsità di reti a 360°, ecc.); quanto ai fallimenti, se discutiamo oggi e perennemente di queste problematiche è perché la classe politica in generale ha fallito, se vediamo partire i nostri figli è perché abbiamo un fallimento che è anche generazionale; le potenzialità le conosciamo, esistono, il problema è che non riusciamo ad attivarle e valorizzarle. Non esistono ricette miracolose e bacchette magiche, ma, solo partire a testa bassa e mettere in campo impegno, sacrifici, passione e ottimismo attivando quello che abbiamo, integrandolo.
Oggi, è difficile non risentire delle logiche della globalizzazione e delle determinazioni del contesto europeo, nazionale e anche regionale nel quale viviamo, ma dovremo provare a realizzare un ‘sistema dentro il sistema’ almeno in una prospettiva regionale per cercare di cambiare gli effetti negativi della globalizzazione e, valorizzando il contesto locale, tentare di realizzare un modello ‘glocal’ capace di frenare la deriva e di affrontare la sfida in atto. Come facciamo? Ribaltare l’angolo di visuale del nostro legislatore è un imperativo: non più centralismo a tutti i livelli, la strada è quella di valorizzare i territori. I territori hanno, ciascuno con peculiarità proprie, potenzialità legate alle risorse presenti: occorre investire su di essi, perché non è nel cemento delle città che si possono attivare fattori produttivi e produrre reddito. Le città possono essere sede di servizi, avere un terziario avanzato (o quaternario), ma è nei territori che si possono attivare sistemi virtuosi basati su agricoltura, allevamento, artigianato, turismo, sul terziario tradizionale ecc.
La Regione deve costruire reti, coordinare, controllare, dare impulso e anche finanziare, ma ha l’obbligo di rendere possibili le azioni nei territori liberando le energie presenti attraverso i Comuni che devono diventare il fulcro, il centro del sistema istituzionale, non più gabellieri e destinatari dei i dei palazzi del potere, al più utili a fronteggiare il malessere diffuso nelle comunità. Le collettività locali hanno idee, pongono spesso in essere creatività e anche piani di sviluppo che si infrangono puntualmente con la Regione matrigna e le asfissianti burocrazie e normative. Occorre, invece, agevolare e far attuare questi processi nella prospettiva di una regia e coordinamento unitario regionale e in ambiti e logiche di tipo sub-regionale e territoriale. Dobbiamo pensare a Piani di sviluppo comunali inseriti all’interno di Piani provinciali e, quindi, all’interno di una visione organica da parte della Regione. Territori al centro delle azioni politiche e Comuni al centro del sistema istituzionale, è la strada maestra per uscire dalla crisi.
Appare evidente che in tale ottica da parte della Regione si debbano rimuovere i ‘freni’ che impediscono di realizzare processi di sviluppo (burocrazia, norme asfissianti e troppo vincolistiche, centralismi antistorici, mancanza di visione organica ecc.), mentre i territori come l’Ogliastra dovrebbero ricercare sinergie con territori marginali per cambiare le attuali visioni ‘cagliaricentriche’ e, nel contempo, agire per creare le precondizioni allo sviluppo. Avere territori forti e sviluppati in un sistema regionale organico consente a tutta la comunità isolana di avere dei benefici, anche a quella che vive nelle città.
La classe politica del territorio dovrebbe contribuire a lottare per raggiungere almeno in parte tale obiettivo, ma anche colmare le lacune oggi esistenti in termini di rappresentanza e accogliere gli appelli della collettività ogliastrina, favorendo la strategia basata sui piani locali e chiedendo di realizzare non fallimentari piani assistenziali riempiti di risorse distribuite a pioggia e spesso su logiche elettoralistiche e clientelari, ma puntando senza esitazione su un unico business plan ogliastrino ‘mare montagna’ che coincida con un modello produttivo virtuoso capace, una volta avviato, di autosostenersi; sulla necessità di colmare assurde carenze di tipo infrastrutturale (aeroporto, porto, viabilità, elettrificazione e viabilità rurale ecc.) e culturale (modello Forestas va reso produttivo e capace di generare, con la valorizzazione dei fattori della produzione importanti ritorni di tipo economico e occupazionale; reti nei vari comparti produttivi ecc.).
Continuare a procedere a tentoni, con piani assistenziali e palesemente insufficienti, per scorci di legislatura, senza avere consapevolezza e fare autocritica, mantenendo l’attuale miopia, o, peggio, muoversi solo per esigenze carrieristiche e di vantaggi personali in chiave elettorale come tanti fanno e hanno fatto in passato, non porterà che a ulteriori degenerazioni e impoverimento del territorio, perciò tutta la classe dirigente ogliastrina è chiamata a dar prova di grande maturità, altruismo, capacità e unità, ma, soprattutto, responsabilità verso le future generazioni.
Roberto Marino Marceddu – Sindacalista Sinder Cisl Funzione pubblica
(admaioramedia.it)