Si è dato tanto spazio e tanta importanza alle parole di due personaggi che si sono voluti mettere sotto i riflettori delle luci della ribalta per un episodio tutto sommato banale e direi quasi insignificante, di normale quotidiana ‘protesta’ per questioni che non vanno nel verso giusto agli occhi e nei ‘nervi’ di chi li vive.
Strumentalizzare – come hanno fatto la dottoressa Deidda e il sindaco di Cagliari Zedda – un episodio come quello accaduto all’ospedale “San Giovanni Di Dio” a Cagliari e tranciare giudizi in un’unica direzione, mi pare si faccia un torto al buon senso e alla verità delle cose. E’ comprensibile, tutto sommato, lo sfogo della dottoressa Deidda, così, a caldo e sotto l’emotività del momento. Non è comprensibile e tanto meno giustificato quello del Sindaco di Cagliari, che altro dovrebbe fare, piuttosto che andare a cercare colpe altrui, non già quelle dell’Amministrazione che governa e della sua parte politica. E passo a dimostrarlo, mettendo a fuoco un episodio simile, ma dai contenuti opposti, del quale sono stato purtroppo involontario protagonista e danneggiato, senza invocare responsabilità e colpe, che pure c’erano, nei confronti di qualcuno. Potrei dire, tenuto conto di quanto ha dichiarato il sindaco Zedda, che anche io sono stato discriminato per la condizione di essere italiano, per non appartenere alla categoria degli ‘extracomunitari’. L’episodio che mi riguarda, lo descrivo nudo e crudo. Sono invalido, ormai avanti negli anni, abbisognevole di un esame radiologico in un centro specializzato. Appuntamento fissato tramite Cup alle 16 presso una struttura ospedaliera cittadina: puntuale, unico paziente in attesa. Pronto ad essere sottoposto a visita, si materializza un plotone di otto giovanotti nigeriani e senegalesi, accompagnati da un funzionario italiano incaricato, mi è stato detto, dalla Prefettura di Cagliari. L’infermiere di turno, con fare gentile, mi avverte che, purtroppo, dovrò attendere perché, su disposizione delle autorità italiane, questi giovanotti che dovevano essere sottoposti anche loro a visita radiografica, avevano la precedenza.
Così è stato e alle mie giuste e educate osservazioni, l’infermiere mi faceva sapere, dopo un colloquio interno, che avrebbero fatto uno strappo e che mi avrebbero ‘infilato’ in mezzo ai graditi ospiti. Sono stato visitato dopo quattro extracomunitari. Avrei dovuto avere, come prassi, subito dopo il referto, ma, al termine della visita, mi è stata chiesta la cortesia di ritornare l’indomani, in quanto dovevano redigere quelli degli otto giovanotti. Che dovevo fare? Protestare? Sarebbe stato inutile. Avrei messo in difficoltà gli operatori sanitari ai quali era stata imposta quella procedura: prima gli extracomunitari approdati a Cagliari, poi i Cagliaritani. In questo caso, proprio io, Cagliaritano e italiano dalla nascita. Procedura imposta dagli Organi di governo di quel tempo, cioè del centro sinistra. Che ne dice il Sindaco Zedda che fa parte da anni di quell’organismo di vigilanza sugli immigrati presieduto dal Prefetto, che rappresenta il Governo, lo Stato Italiano? E’ giusto che io, cittadino cagliaritano e italiano sia stato trattato così? Non ho protestato, non sono sono andato sui social a denunciare la
‘discriminazione’ che ho patito perchè ho cervello e buon senso per valutare e giudicare chi opera per il bene comune. Ma leggere quello che è stato dichiarato e scritto in questi giorni anche da quanti ci hanno voluto ‘inzuppare il biscotto’, come si suole dire, mi ribolle il sangue.
Perché Massimo Zedda, sindaco di Cagliari e della Città Metropolitana, non va a vedere il degrado umano e morale di extracomunitari e cagliaritani che vivono tutti i giorni proprio dietro il Municipio, in piazza del Carmine, senza che nulla venga fatto, da anni, senza andare a cercare responsabilità di altri, ma quelle che sono solo le proprie e dell’Amministrazione che governa e che rientrano nei suoi doveri di primo cittadino e nei poteri di rappresentante della legalità della nostra intera comunità che va tutelata contro ogni sopruso. Non si tratta di razzismo e di chi lo provoca, ma di buon senso e di buon governo.
Marcello Roberto Marchi – Cagliari
(admaioramedia.it)