Non passerà di certo alla storia come il più fulgido esempio di efficienza e di capacità organizzativa: questo primo atto della raccolta differenziata porta a porta nella città di Cagliari. Un inno all’improvvisazione, al caos e all’arte della confusione programmata che fa a pugni con i più elementari standard di civiltà della cittadinanza e di buon governo degli amministratori, qualità minime richieste nell’Europa dei pochi diritti e dei tanti doveri.
Per il sommo giubilo di gabbiani, randagi più o meno famelici e pantegane, lo spettacolo che si presenta per le strade della città non ha molto a che vedere con l’immagine di un contesto urbano che ha l’ambizione di sedere a pieno titolo nel consesso delle capitali del Mediterraneo. Una città che avrebbe tanto, tantissimo per puntare su un turismo fatto di accoglienza, aria salubre e decoro urbano e che adesso ha invece un argomento in più da offrire alla concorrenza feroce dei suoi tanti detrattori interessati.
Liberi da pregiudizi e simpatie di sorta, oggi i Cagliaritani che vogliano davvero guardarsi attorno con vivida emancipazione si ritrovano sperduti in uno scenario desolante di confusione, approssimazione e un senso di precarietà e indeterminatezza che non si addice a una città laboriosa che funziona e a una cittadinanza che si ritrova in larga parte suo malgrado a respirare a pieni polmoni l’aria malsana dell’indecisione: un’indecisione che comincia a gravare come un macigno sull’olfatto e sul quieto vivere dei cagliaritani, se non di tutti quantomeno di quelli ligi ai propri doveri civici e alle regole. Regole in troppi casi non sempre chiare e non sempre ben spiegate, ma di sicuro terreno fertile per i soliti incivili e il loro indegno tributo al capoluogo di bottiglie, cartacce e immondizie inenarrabili. Uno scenario da teatro degli orrori, condito dalle proteste dei tanti residenti rispettosi delle prescrizioni della raccolta e dei commercianti costretti a fare i conti, oltre a una feroce crisi economica, anche col sudiciume di un nemico sinora invisibile e di sicuro insospettabile.
D’altronde, che le cose non sono andate affatto bene lo segnalano i tanti cestini dei rifiuti ricolmi in modo indiscriminato di residui di ogni sorta e dalle tante buste nere che gli si addossano senza che nessuno sia intervenuto con tempestività per riportare la situazione a un livello minimo di decenza. Inutile sperare in un qualche riscontro alle lamentale agli uffici interessati o alle denunce ai media, di certo non ha molto senso pretendere una soluzione drastica e risolutiva dagli operai addetti alla raccolta, lasciati soli davanti alla rabbia della gente perbene.
Si poteva e si doveva fare meglio, puntare di più sulla comunicazione e sul coinvolgimento di una cittadinanza che in troppi quartieri va ancora responsabilizzata, ma che in generale non avrebbe chiesto nient’altro che essere guidata con criteri di serietà ed efficienza. A ogni buon conto l’impressione più evidente è che, nel timore di scontentare qualcuno, si sia finito per disgustare tutti.
Nicola Silenti (foto di repertorio)
(sardegna.admaioramedia.it)