Un giudizio sulla questione catalana non è facile. Vedo che gli indipendentisti nostrani e il Presidente della Regione si mostrano molto colpiti. Gli indipendentisti in salsa sarda li capisco, tutto sommato. Ma Pigliaru… mah!
La Sardegna fa sempre parte dell’Italia, non ha chiesto alcun referendum sulla propria indipendenza, ha oggi una maggioranza che mal governa e che non mi pare mostri muso duro nei confronti del ‘rapace’ Stato italiano. Dunque, il centrosinistra sardo fa accademia. Manca l’affondo che non c’è e non ci sarà mai. Meglio parlare di indipendentismo dal salotto di casa o dalla comoda postazione di un social.
Il punto vero è che anni di politiche italiane/autonomiste hanno portato clientelismo, sottosviluppo, sottoculture e assistenzialismo. Non mi pare che sia cresciuta un’autentica cultura indipendentista se non quella forzata e furbacchiona dei tanti sedicenti attuali. Classe dirigente è governare per sviluppare qualcosa che lo Stato non può darti tout-court. Sono per l’autonomia e per colmare il divario sui tanti temi che abbiamo in sospeso con con l’Italia. Sono per un’autonomia concreta che si confronti nella società sarda con quanto di buono c’è nel mondo indipendentista serio e in chi crede in un auto-governo virtuoso.
Ho firmato una ottima proposta di legge di Mauro Pili che offre soluzioni precise. Ma serve classe dirigente, cambiamento reale, cultura e preparazione. Non impreparazione e pressappochismo. Sull’utilizzo delle Forze dell’ordine mandate da Rajoi in Catalogna ho certo delle perplessità. Ma la storia catalana e spagnola è diversa dalla nostra e andrei cauto con i giudizi. Serve una Sardegna forte nella vita quotidiana, nelle scelte concrete, nel rapporto con il Governo nazionale, nel cambiamento.
Bruno Murgia – Deputato Fratelli d’Italia
(admaioramedia.it)