A Cagliari l'area dell'ex cava di Monte Urpinu è un polmone verde che versa nel più totale stato di degrado da almeno 8 anni. Il Comune lo abbandona quando, dopo lo sblocco del vincolo paesaggistico del 1992, iniziano i lavori per la realizzazione di un ristorante o disco-pub. Il motivo? L'intervento delle associazioni Amici della terra e Gruppo d'intervento giuridico che con una petizione ne richiedono invece l'utilizzo per progetti culturali. Da allora l'immensa area è in stato di abbandono: né la giunta Floris, né quella Zedda sembrano più ricordarsene.
Un'occasione che i tossici locali non si lasciano scappare creando un vero e proprio paradiso del ‘buco’: il posto è isolato dal resto della città e i quattro ruderi lì presenti offrono protezione in ogni periodo dell'anno. Così il prato che cresce spontaneo viene disseminato di siringhe e salviette sporche di sangue, si trovano anche farmaci come il naloxone per contrastare l'overdose e cucchiai sui quali sciogliere la droga. Vengono i brividi a pensare che non troppi anni fa i bambini del quartiere sfruttavano l'area per giocare a nascondino. E' il 2014 quando il posto si evolve in un vero e proprio campo-base per gli ‘studenti’ (leggermente fuori corso, a giudicare dalle facce) del Cua (Collettivo universitario autonomo) antifascista, che a settembre vi organizzano un (primo?) rave-party. Ad accrescere il degrado, altri rifiuti assieme ai primi murales con cui la sinistra ‘universitaria’ marca il territorio. Ma dalla singola serata si passa, nel giro di un anno, alla tre giorni del ‘campeggio antimilitarista’, organizzato dal primo centro sociale di Cagliari (Sa Domu), quello nato dall'occupazione dell'ex Scuola Manno da parte di sedicenti studenti fuorisede (dove, tra l'altro, avviene la compravendita di alcolici senza licenza, ‘a prezzi popolari’).
Certo, la location di Monte Urpinu è più scomoda perché non ci sono acqua ed elettricità pagate dal Comune, come nello ‘studentato occupato’ di via Lamarmora, inoltre l'assenza del sindaco Zedda nella mediazione con la Digos e le pattuglie accorse hanno reso le cose un po’ più difficili. Ma i circa 40 studenti locali 'over 30', assieme ad un'altra quarantina di antimilitaristi provenienti dal continente, non si sono fatti intimorire e, chiusi dentro le tende, organizzarono un corteo non autorizzato che culminerà con il lancio di palloncini pieni di vernice e uova sulle facciate di diversi edifici in viale Merello e l'affissione di manifesti nella Facoltà d'Ingegneria nei quali si chiedeva la testa del professor Giacomo Cao (intimidazione ripetuta anche qualche settimana fa), in quanto presidente del Dipartimento aerospaziale sardo ("non lasciare in pace chi vive di guerra" è lo slogan).
Soltanto quest'anno, alcuni residenti del quartiere, infastiditi dal continuo via vai nell'ex cava di Monte Urpinu, hanno lamentato il problema rivolgendosi ai media locali. Ad interessarsi della vicenda, però, sono stati solo i ragazzi della Foresta Che Avanza Sardegna, gruppo ecologista di CasaPound, che muniti di guanti e mascherine si sono premurati di riqualificare il sito. L'appello che rivolgaimo al Sindaco uscente è di "prestare maggiore attenzione alle aree verdi della città tutta, anche quelle la cui riqualificazione sia meno strumentale ai fini propagandistici in vista delle tornata elettorale".
Foresta Che Avanza Sardegna
(admaioramedia.it)
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