In questi giorni, abbiamo assistito ad un inedito teatrino della politica in relazione al varo della Legge di bilancio 2019. Da un lato il ministro delle finanze Tria schierato con i burocrati del suo Ministero a difendere una cifra modica di deficit; dall’altro i ministri Di Maio e Salvini decisi a spendere quanto da loro ritenuto necessario per attuare le riforme promesse agli elettori. I paroloni si sono sprecati: guerra all’Europa, catastrofe finanziaria, le agenzie di rating ci declasseranno etc. La cosa ha fatto scalpore perché la sceneggiata è avvenuta ‘coram populo’ con la grancassa dei giornali, le televisioni e i social network.
In realtà, nel passato questi forti contrasti sui provvedimenti finanziari dei governi erano all’ordine del giorno, solamente erano confinati nelle segrete stanze. Uno di questi ebbe come oggetto la Sardegna e i Sardi. Correva l’anno 1924. Il fascismo si era ormai imposto sulla realtà nazionale. Nell’Isola, dove sino al 1923 era fortemente minoritario, riuscì a prendere il controllo della situazione facendo indossare la camicia nera alla quasi totalità dei sardisti, ai quali Mussolini promise interventi strutturali per trarre la Sardegna dalla profonda crisi economica e sociale che l’attanagliava da secoli.Leader sardo del fascismo, anzi del sardofascismo, nel 1924 era Paolo Pili, che assommava in sé l’incarico di federale della provincia di Cagliari, di deputato nazionale, nonché di direttore del quotidiano “L’Unione Sarda”. Pili aveva il pallino di dotare la Sardegna di una serie di opere pubbliche senza le quali era ozioso parlare di sviluppo economico e sociale. Pertanto, avendo raccolto un bel po’ di progetti, indisse a Roma una riunione dei deputati fascisti sardi. In quella sede propose ai colleghi di andare da Mussolini per chiedere lo stanziamento straordinario di un miliardo di lire, una cifra enorme in quel periodo, in cui, peraltro, il fascismo stava attuando una drastica riduzione della spesa pubblica. Singolare la considerazione di Pili sui suoi colleghi: “Mi costò di più convincere alcuni deputati sardi a chiedere il miliardo che convincere Mussolini a darcelo… Lissia (sassarese), sottosegretario alle Finanze diceva: ‘Proviamo a domandare, ma è troppo, finisce che ci cacciano a pedate’. Successivamente, Pili fece una riunione di tutte le cariche politiche e amministrative dell’Isola. Infine, tramite il generale Gandolfo, chiese udienza plenaria a Mussolini pregandolo di far intervenire anche il Ministro degli Interni (perché da lui dipendeva la direzione generale della sanità, allora non esisteva un ministero della salute), il Ministro dei Lavori pubblici e quello delle Finanze.
Alla riunione, Pili esordì un po bruscamente: “Desidero sapere se la Sardegna è una regione da continuare a trattare come si è fatto finora, cioè una regione che non deve vedere mai l’interessamento dello Stato per il soddisfacimento dei suoi bisogni più urgenti”. Mussolini rispose prontamente: “La Sardegna è da valorizzare… la Sardegna è una regione di frontiera”. Rassicurato, il Parlamentare sardo fece la richiesta: il finanziamento di un miliardo per le opere pubbliche, naturalmente spalmato in 10 anni, con la clausola che neppure un centesimo potesse essere distolto nel caso che la somma non fosse stata spesa entro i 10 anni. Ecco il racconto di Pili sull’incontro: “...Il ministro delle finanze, Alberto De Stefani, saltò su come un diavolo chiedendoci se eravamo impazziti. Come potevamo chiedere una cosa simile a uno Stato che non sapeva neppure come racimolare gli stipendi per i suoi impiegati? Mussolini rispose: “Alla Sardegna bisogna dare il miliardo e lo daremo!” ed al “Come fai?” di De Stefani rispose: “Come fai tu che devi trovare il sistema per darlo?” . Dopo 15 giorni, Mussolini convocò un altra riunione allargata agli alti funzionari dei ministeri, fra cui il ragioniere capo dello Stato. Ancora Pili: “Questi era un certo commendator De Bellis, un uomo assai bravo e laborioso. Abitava nel Ministero e non usciva mai. Mangiava lì: pasta al burro e due uova fritte con un fornello a spirito. Egli, interpellato da De Stefani, che sperava di impressionarci e sopratutto di impressionare Mussolini, cominciò a fare la storia del bilancio. Io perdetti la pazienza e dissi:”Insomma, io non sono venuto qui per parlare con un burocrate, ma con il Governo. Lei è qui per fare il bilancio in base alle indicazioni dei politici. Allora De Stefani disse che ero troppo irruento, e che non dovevo parlare così con uomini di quel genere che avevano salvato l’Italia. Mai l’avesse detto, il generale Sanna intervenne: “Ma fate il piacere, l’Italia l’abbiamo salvata noi, l’anno salvata anche i fantoccini sardi; ci avevate promesso di fargli un monumento d’oro ed adesso non ci volete dare neppure cinque centesimi”.
Alla fine, i deputati sardi ebbero partita vinta: il 6 novembre 1924 fu varato il Decreto legge numero 1931, comunemente chiamato “Legge del miliardo”, integrata poi dal Decreto legge numero 854 del 28 maggio 1925. In pratica, lo Stato finanziava non solo tutte le opere di sua competenza ma anche le opere di competenza delle amministrazioni provinciali e comunali, sopratutto opere di viabilità provinciale, di carattere igenico e didattico-educativo. Ma per fare le opere pubbliche non erano sufficienti solo i quattrini, occorreva creare una struttura amministrativa, dotata di eccellenti competenze, ma sopratutto completamente indipendente dalle strutture burocratiche dei ministeri romani. Per sopperire, con la legge numero 1173 del 7 luglio 1925, superando non pochi ostacoli e difficoltà, fu istituito il Provveditorato alle Opere pubbliche per la Sardegna, che nel 1934 pubblicò il prospetto delle opere pubbliche eseguite (per oltre 430 milioni) o in corso di esecuzione (per oltre 245 milioni) dal 1926 al 1933.
Così era decollato il primo vero piano di rinascita della Sardegna, in barba a ministri tanto ottusi quanto taccagni, a burocrati miopi, sempre nemici delle novità sconvolgenti il loro tran tran lavorativo. Questo accadeva nel 1924, anno II dell’Era Fascista, oggi invece…
Angelo Abis
(admaioramedia.it)
2 Comments
Gabrio Tullio
L’unico GOVERNO che costruì infrastrutture ospedali scuole tribunali caserme case popolari e di enti pubblici………pou il NULLA
Marius Ioan Vasilescu
Aspettiamo il 2024, chi sa….