Seduta su una panchina, mi si avvicina una persona e mi chiede dove si trovi la via xxx. Gli spiego velocemente, “a due isolati di distanza”.
Riprendo la mia ricerca dentro la borsa ma vedo che la persona è ancora lì davanti a me, come a chiedere qualcosa, poi il suo stizzito:“Ma ha sentito quello che le ho appena chiesto?!” Perplessa e sorpresa per la sua reazione rispondo: “Chiedo scusa ma pensavo non avesse più bisogno di me per le indicazioni”… e il tipo con un tono, purtroppo, prepotente “Ma è sorda?!” Interpreto la sua espressione e la sua postura come un ‘sono figo e superiore’… Insomma, battuta parecchio pesante la sua, non domanda lecita, come spero sempre. “Sì, lo sono”, solita risposta e ripresa della ricerca chiavi nella borsa. In verità, nessuna voglia di dialogo, né di spiegazione della mia condizione.
Di nuovo borbottii e poi seduto di fianco a me la solita domanda cafona: “Quindi è sordomuta?”, con l’espressione di pietismo. Dalla borsa tiro fuori un foglietto e scrivo sorridendo “Se fossi sordo-muta non potrei rispondere alle sue domande”. Sguardo stupefatto del ‘normodotato’: “Dunque parla? Come ha fatto?”. Io: “Logopedia!”. Sorride imbarazzato. Poi, ognuno per la sua strada. Io rimango lì… a guardare lui.
Quanta pazienza con questi ‘normali’. Quanto lavoro da fare per vincere l’ignoranza. Eh si, parecchio!
(admaioramedia.it)