Invece delle liste, delle alleanze e delle strategie è tempo di puntare sul coraggio e sulla forza delle idee. Mentre sui locali mezzi di informazione impazza il conto alla rovescia in vista delle elezioni regionali, in attesa della prossima ufficializzazione della data (con sempre più probabilità sarà quella del 24 febbraio) si delinea con sempre maggiore chiarezza il quadro delle forze in campo e dei contendenti per la poltrona di governatore.
Sgombrato il campo dall’incubo di una ricandidatura dell’ormai quasi ex governatore Pigliaru, maestro di immobilismo e fuoriclasse di evanescenza, è ormai chiaro che il prossimo governo della Giunta regionale sarda verrà deciso dalla disputa tra tre contendenti: l’attuale sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, in quota centrosinistra, Francesco Desogus, espresso dalla consultazione via internet delle ‘regionarie’ per il Movimento 5 Stelle, e il segretario del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, candidato unitario del centrodestra. Una contesa che si gioca in questi giorni sul filo di alleanze paventate o in itinere e di accordi e trattative ancora in corso, ma dagli esiti non scontati e in ogni caso forieri di conseguenze imprevedibili.
Accantonato il discorso sui candidati leader, a un comune cittadino innamorato più che mai della sua Isola non può sfuggire l’importanza della posta in gioco, al netto degli slogan da campagna elettorale e delle tante, tantissime promesse irrealizzabili che fioccheranno sulla testa dei poveri elettori. La posta in gioco delle prossime elezioni regionali è il presente e il futuro del popolo sardo e della Sardegna, un’Isola dalle tante risorse inestimabili e dalle potenzialità infinite, eppure tradita da decenni di incompetenza della politica locale e bistrattata dal disinteresse dei governi nazionali, troppo spesso percepiti come nemici di un’Autonomia in troppi casi rimasta, alla prova dei fatti, lettera morta.
Dare un presente migliore alla Sardegna e costruire le basi di un futuro degno di questo nome è un’impresa realizzabile, ma soltanto a patto che il presupposto di partenza dell’azione di governo della prossima giunta siano i giovani, a maggior ragione in una terra che vede tante delle sue energie migliori partire ancora in giovane età lontano, in Italia o all’estero, alla ricerca di condizioni di vita più adeguate alla propria dignità. Sostenere i propri figli è l’imperativo di una classe dirigente che vuole dare un futuro alla propria terra e al proprio popolo, investendo in cultura, innovazione e impresa e incentivando al contempo l’attività di chi può garantire uno sviluppo a favore del proprio territorio e del relativo indotto.
Supportare i giovani dallo studio alla creazione d’impresa implica un piano robusto e strutturato di sostegno all’estro e allo spirito competitivo delle giovani imprese, da attuare attraverso l’individuazione di criteri più equi e meritocratici nell’assegnazione di finanziamenti pubblici alle idee imprenditoriali più valide archiviando una volta per tutte le vecchie logiche clientelari, retaggio di un oscuro passato che non deve più tornare. Compito della nuova classe dirigente isolana sarà quello di avviare un nuovo corso nell’amministrazione, nella gestione e nell’erogazione delle risorse pubbliche, restituendo al popolo sardo le garanzie, i servizi e soprattutto i diritti vilipesi e usurpati alla collettività da una vecchia classe politica dissennata. Un nuovo corso che dovrà partire dal ripristino dei livelli minimi di efficienza nell’assistenza sanitaria, nella scuola e nei servizi sociali, da nuovi investimenti nella tutela del diritto al lavoro, nella difesa dell’ambiente del territorio e del paesaggio e nel rilancio di attività endemiche come quelle agropastorali e turistiche.
Un nuovo senso del governo dell’Isola che sappia farsi carico finalmente del diritto dei cittadini sardi a una vera continuità territoriale, e che sappia dare seguito alla vocazione marittima della seconda isola del Mediterraneo con una nuova politica dei trasporti. Una politica che dovrà dare prova di coraggio nei negoziati con il governo di Roma , battendo quando occorre i pugni sul tavolo e restituendo al mondo l’immagine combattiva di una terra che non si arrende a povertà, disoccupazione e spopolamento, ma che vuole ripartire dal dinamismo e dalla vitalità di molte delle sue comunità locali e dei suoi territori. Territori incomparabili come l’isola di Sardegna, smaniosa di affrancarsi dal tempo perduto invano e pronta a ricominciare a correre.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)