L’incidenza della povertà in Sardegna è rimasta fondamentalmente la stessa del 2014: 14,9% l’anno scorso contro il 15,1% del 2014: questa è la situazione emersa dall’ultimo rapporto dell’Istat. Uno scenario con 127mila disoccupati, di cui 73.000 giovani, 22.000 lavoratori in ammortizzatori sociali (cigs e mobilità in deroga) e 8.000 operai fuoriusciti dagli ammortizzatori sociali. Disoccupati per la maggior parte donne, anche se dal 2013 il disagio non è più, in modo preponderante, al femminile, infatti si tratta di una proporzione che si è ridotta nel corso degli ultimi anni (59,7% nel 2008), determinando un progressivo riequilibrio fra i generi.
Gran parte delle famiglie di queste persone non possono fare una spesa pari o inferiore a 1.050,95 euro al mese, limite minimo oltre il quale si entra automaticamente nella fascia della povertà relativa. La situazione della nostra regione appare quindi drammatica. L’Istat infatti calcola anche, per il futuro, un aumento della povertà assoluta tra le famiglie con minimo 4 componenti. Secondo il report annuale, riferito all’anno 2015 su “Povertà ed esclusione sociale” dall’osservazione delle Caritas della Sardegna, in termini relativi la classe dei quarantenni copre oltre un quarto del totale (26,7%) della popolazione colpita da questo fenomeno. Per quanto attiene lo stato civile, la preponderanza delle persone sposate denota un disagio che grava particolarmente in seno ai nuclei familiari. Il report della Caritas ha messo in luce un dato importante: la metà delle persone vittime di questa crisi dell’occupazione ha dichiarato di possedere la sola licenza media inferiore. Nel complesso è possibile rilevare come quattro quinti delle persone in questione possiedono un livello di istruzione basso o medio-basso, non hanno conseguito alcun titolo di studio o sono analfabeti, confermando, con tutta evidenza, la strettissima correlazione esistente fra un livello non sufficiente di scolarizzazione e una maggiore esposizione ai fenomeni di vulnerabilità sociale. Si tratta di un aspetto reso ancora più evidente in questi anni di crisi economica e ciò denota una situazione inaccettabile, ma allo stesso tempo pone l’attenzione su quella che potrebbe essere una delle possibili vie d’uscita da questa crisi lavorativa.
“Sono dati devastanti per oltre 37mila nuclei familiari sardi composti da 5 e più componenti – ha commentato il segretario generale della Cisl Sardegna, Oriana Putzolu – Così come l’incidenza della povertà assoluta aumenta tra le famiglie con persona di riferimento occupata, in particolare se operaio. In questa condizione si trova la gran parte dei lavoratori sardi in ammortizzatori sociali”.
“Passano gli anni ma la povertà in Sardegna è sempre un dramma diffuso – ha aggiunto Putzolu – Ed è drammatico che la Regione voglia lottare contro la povertà solo con le promesse. Le risorse ci sono, ma la Giunta dei tecnici non riesce ad andare al di là degli annunci. L’esperienza sindacale dice che le mobilitazioni dei lavoratori fa spesso cambiare opinione alle Giunte regionali più attente e dalla parte dei lavoratori”.
Arianna Zedda
(admaioramedia.it)
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