Nessuna improvvisazione, Paolo Maninchedda aveva fatto trapelare il progetto nel suo blog oltre un mese fa, seppure scrivendo d’altro: «…il mio carissimo amico Luciano Uras, quello con cui condivido l’idea di un grande partito della sovranità e del lavoro, ma in verità in Consiglio regionale anche altri, di altri schieramenti, stanno maturando l’idea di un nuovo soggetto politico che dia vita anche a un numeroso gruppo consiliare».
Idea che ha fatto un concreto passo avanti nei giorni che hanno preceduto la seduta del Consiglio regionale per l’elezione dei tre grandi elettori sardi per il Presidente della Repubblica, con le dichiarazioni dei parlamentari di Sel, Michele Piras e Luciano Uras, e del deputato del Centro democratico, Roberto Capelli: «Almeno una delle tre indicazioni sia riservata a un esponente di una forza politica non riconducibile al Patto del Nazareno, dunque all'area politica che mette insieme Sel, Rossomori, Partito dei Sardi, Centro democratico, Irs, Sinistra sarda, La Base». Posizione ribadita proprio dall’Assessore dei Lavori pubblici: «Esiste un’altra metà del cielo oltre il Pd e il Pdl. Siamo noi, l’area della sovranità, della libertà e del lavoro».
In verità, le prove tecniche, realizzate ieri in Consiglio regionale, non sono andate come speravano, perché da potenziali 12 consiglieri evocati nelle dichiarazioni, solamente 8, quelli di Sel, Partito dei Sardi e Centro democratico, gruppi che più di altri stanno lavorando alla costruzione del nuovo soggetto, hanno utilizzato una delle due preferenze a disposizione per «manifestare l'esistenza in Italia di una differenza culturale, politica e civile che non si riconosce nel centralismo, nell'autoritarismo, nel maschilismo, nei deputati nominati, negli accordi tra il Pdl e il Pd», come si legge nel blog di Maninchedda. Ed hanno votato una donna, la giovane sindaco di Torpè, Antonella Dalu. Senza, però, far mancare un'ecumenica spartizione dell’altra preferenza disponibile ai due candidati istituzionali Pigliaru e Ganau: 4 voti all'uno e 4 all'altro.
Incalzati dall’ironia del centrodestra («Prime crepe nel centrosinistra, Pigliaru è avvisato», ha twittato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che accompagnerà i due Presidenti a Roma), i gruppi consiliari, che hanno scelto il percorso alternativo, una sorta di dichiarazione di nascita, hanno subito precisato: «Nella maggioranza di centrosinistra non ci sono spaccature». Abbondante acqua sul fuoco è arrivata anche dal Presidente Pigliaru, che oltre ai 10 voti meno di Ganau ha collezionato anche un ‘franco tiratore’ che ha votato l’esponente azzurro: «La maggioranza è compatta ed anche variegata, ma quest' ultimo aspetto non ha messo in pericolo il risultato generale. Composita soprattutto quando si parla di rapporti con lo Stato». Gongola, invece, il Presidente del Consiglio, seppure abbia sentito il dovere di concedere l’onore delle armi al Governatore: «Anche nella precedente legislatura il presidente del Consiglio ha preso voti pure dall'opposizione».
Ora non resta che aspettare l’atto formale della costituzione del nuovo gruppo consiliare che inizierà con otto consiglieri: Luca Pizzuto, Francesco Agus, Daniele Cocco ed Eugenio Lai di Sel, Anna Maria Busia e Roberto Desini del Centro democratico, Augusto Cherchi e Piermario Manca del Partito dei Sardi. Una forza importante, inferiore in Aula solo a quella di Pd e Forza Italia. Ma, come hanno detto e scritto a chiare lettere i promotori, non disperano di coinvolgere i due consiglieri dei Rosso Mori, Paolo Zedda ed Emilio Usala, Efisio Arbau de La Base e Gavino Sale di Irs. Se resterà solo un gruppo consiliare o si trasformerà in un partito, soprattutto alla luce dei nuovi scenari nazionali, oggi è difficile dirlo, rappresenterà comunque una forza che il Presidente Pigliaru e soprattutto il Pd non potranno trascurare.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)