Venerdì scorso, in alcune ore dalla mattina al pomeriggio, 210 maiali sono stati abbattuti nelle campagne di Arzana, Desulo e Orgosolo, risultavano non registrati, senza proprietario ed al pascolo brado illegale. Operazione che ha visto la regia dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana, in coordinamento con la Prefettura e la Questura di Nuoro, e la partecipazione di uomini del Corpo forestale, veterinari e personale dell’Ats, di Forestas, dell’Istituto zooprofilattico. Ad Arzana, 50 suini abbattuti (località Is Campanilis), a Desulo, 90 (località Girgini), ad Orgosolo, 70 maiali (località Montes). Questa volta, solo le lamentele di un gruppo di allevatori che, avvertiti in ritardo, non hanno potuto raggiungere i propri animali, se non nel tardo pomeriggio.
Oggi i primi risultati: su 150 campioni analizzati dai laboratori dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna, 115 sono risultati sieropositivi alla Peste suina africana (Psa), oltre il 75%. I dati forniti dall’Izs dicono che la malattia è sostanzialmente presente in maniera costante nei luoghi interessati dagli abbattimenti e dove si pratica il pascolo brado dei maiali: “I suini sono risultati positivi più o meno costantemente agli stessi elevati tassi di prevalenza – ha detto il direttore generale Izs, Alberto Laddomada – Questi dati confermano, che il loro abbattimento era necessario. Infatti, si dimostra ancora una volta che in quei territori la Psa è presente in forma endemica, con la pratica del pascolo brado incontrollato che permette alla malattia di persistere e di auto-alimentarsi costantemente nei continui contatti da maiale a maiale e tra i maiali domestici con i cinghiali. Se non si prende coscienza del fatto che è contro l’interesse di tutti i sardi perseverare nell’allevare i suini in modo illegale e irresponsabile non riusciremo mai a liberarci da questa piaga che da ormai 40 anni ha messo in ginocchio l’intero comparto regionale”.
In Sardegna, nonostante la presenza di una severa normativa in materia di eradicazione della Peste suina africana, è consentito allevare i maiali utilizzando il pascolo naturale, a condizione che questo avvenga in appezzamenti, anche molto ampi (sino a 10 ettari nelle zone rosse di massimo rischio e sino a 40 ettari nelle zone bianche a minor rischio), ben recintati, per impedire il contatto, anche occasionale, con i cinghiali ed evitare la possibile diffusione della Psa. Non è mai consentito, invece, l’allevamento di animali abbandonati a se stessi, esposti al contagio del virus della peste e di altre pericolose parassitosi (Trichinella su tutte), da parte di allevatori che restano sconosciuti. Secondo l’Izs, il comparto suinicolo e la filiera delle carni suine possono svilupparsi solo grazie agli allevatori regolari che provvedono ai bisogni dei loro animali, adempiono agli obblighi di registrazione, provvedono ai controlli sanitari e possono attestare la salubrità delle carni che provengono dai loro allevamenti. (red)
(admaioramedia.it)