Nei giorni scorsi, si è tenuto un incontro sul problema rappresentato dai cormorani, durante il quale Coldiretti ed Uecoop hanno denunciato l’aumento spropositato della specie (dagli 8.384 del 2008 ai 15.636 attuali: oltre 7.000 in più in 7 anni), sopratutto nella Sardegna centro-occidentale, concentrati nelle zone umide più importanti della zona di Oristano: località Santa Maria, Corru Mannu, S’Ena Arrubia, Mistras.
Per le associazioni, solo nell'ultimo anno, hanno consumato oltre 2milioni e mezzo di euro di pesce. Infatti, un cormorano mangia i 310 grammi di pesce al giorno, prevalentemente mugilidi, anguille, granchi, e secondo i dati di uno studio dell'Università di Cagliari hanno mangiato 537.252 chili di pesce per un valore di 2.686.258 euro (assegnando un costo medio di 5 euro a kg di pesce consumato).
“Ma i danni causati dagli uccelli non si ferma al solo prelievo diretto – hanno aggiunto i rappresentanti di Coldiretti e Uecoop – Bisogna considerare anche che l'attività predatoria è causa di stress per i pesci limitandone l’accrescimento e aumentandone la mortalità delle specie da pescare, inoltre bisogna sommare anche i pesci feriti ma non consumati dai cormorani, che non sono commercializzabili; cresce la diffusione di malattie; mangiano anche specie-foraggio, quello meno pregiato e di scarso valore commerciale, ma che rappresenta fonte di cibo naturale per quello pregiato. Per risarcire i pescatori dai danni causati dai cormorani non bastano tutti i fondi messi a bilancio dalla Giunta (1milione di euro) per ristorare le imprese agricole danneggiate dalla fauna selvatica”.
Nei mesi scorsi, i pescatori in diverse occasioni hanno segnalato il problema alla Regione, incontrando anche i rappresentanti della Presidenza, ma ad un mese dal nuovo arrivo dei cormorani nulla si è mosso: “I piani di contenimento messi in campo per contrastare il fenomeno sono falliti come dimostrano i numeri in crescendo della loro presenza, dissuasori (reti anti-uccello e cannoni a salve) che si sono rivelati inutili e costosi”. Addirittura, in riferimento ai secondi, i cormorani, essendo uccelli intelligenti, capiscono l’inefficacia dello sparo e continuano indisturbati l’attività predatoria, addirittura spesso si posano sopra il cannone. Coldiretti ed Uecoop ritengono prioritaria un’azione di prevenzione nelle lagune oristanesi e propongono l’abbattimento controllato del 4% della specie presente, metodologia utilizzata in altre Regioni ed in passato (2009) anche in Sardegna: “Un metodo efficace per contrastare l’invasione di una specie che rappresenta l’ultimo anello della catena alimentare, perché l’unico uccello che potrebbe ‘cacciarli’ è l’aquila pescatore che però in Sardegna non è presente”.
Ma il Gruppo d’intervento giuridico e la Lega per l’abolizione della caccia non ci stanno e criticano le organizzazioni: “Parole e cifre in libertà. Unico filo conduttore la responsabilità della cattiva gestione della pesca negli stagni oristanesi, attribuita esclusivamente dei cormorani”. E citano inquinamenti, cattiva gestione, opere pubbliche: “Poco importa che le fogne di Nurachi continuano a scaricare nello Stagno di Cabras i reflui inquinanti o che prosegua la pesca abusiva sotto gli occhi di tutti ovvero che, secondo Coldiretti, ben l’80% dei ‘prodotti del mare e degli stagni’ consumati ogni anno in Sardegna sia di provenienza extraregionale, sintomo anche di cattiva organizzazione del settore, la colpa è sempre e solo dei cormorani”.
Peraltro, aggiunge Stefano Deliperi, “pur essendo riconosciuta una sensibile presenza nidificante e svernante dei cormorani, non ci sono ancora censimenti validati, nemmeno stime ufficiali dei pesci predati, solo richieste di abbattimenti degli uccelli neri e rivendicazioni di indennizzi sulla base delle mere richieste delle organizzazioni dei pescatori e non devono essere i cormorani a pagare le conseguenze della scarsa capacità gestionale della pesca nelle zone umide della Sardegna,c’è bisogno di approfondite verifiche e di una seria riforma del settore”. (red)
(admaioramedia.it)
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