La nostra regione versa in questo stato, in cui i giovani fuggono verso altre destinazioni nelle quali esistono opportunità di lavoro e meritocrazia e i pensionati scappano altrove, in nazioni dove anche una misera pensione consente di condurre almeno una vita dignitosa, perché in tutti questi anni non siamo riusciti a produrre una classe dirigente all’altezza di trovare soluzioni possibili.
Ad ogni campagna elettorale si è dato spazio a promesse fantasmagoriche, a gente che prometteva soldi e posti di lavoro senza avere, in realtà, nessun progetto di sviluppo e rilancio dell’Isola. La politica, quella vera, capace di fare il salto di qualità e restituire speranza alla Sardegna, deve passare attraverso persone fidate ed affidabili, a prescindere da tessere partitiche, simpatie, amicizie e parentele. Persone disposte a non rinnegare i propri valori ed andare avanti sulla strada del solo bene comune. Credo che la nostra Isola abbia bisogno di una classe politica che si faccia carico delle emergenze immediate, come quella del prezzo del latte che in queste settimane sta animando le cronache regionali e nazionali, e che sia in grado di portare avanti un progetto di sviluppo che, partendo dalla valorizzazione delle competenze dei nostri giovani, veda la correlazione imprescindibile tra turismo, trasporti, enogastronomia e tenuta sociale. Si deve e soprattutto si può fare.
Ne ho avuto la prova nelle mie esperienze da amministratrice locale, da assessore alle Politiche giovanili, nel Comune di Cagliari, riuscii a portare il bilancio comunale dell’assessorato da 180.000 ad 8 milioni di euro, dando lavoro a tanti giovani, grazie a progetti ad ampio raggio nazionale ed internazionale. Sono riuscita a creare la rete regionale degli Informagiovani, ad avviare e coordinare la rete dei comuni sardi sulle Politiche giovanili, aperto lo sportello sulla mobilità europea studentesca. Secondo me per dare nuove prospettive di studio e lavoro ai nostri ragazzi è necessario rivedere il “Master and back” attraverso borse di studio sul modello americano con la restituzione a tasso zero da parte dello studente una volta che si inserisce nel mondo del lavoro. Questo porterebbe ad un sistema che si autofinanzia, che dà la possibilità ad altri giovani di accedervi, con risultati riscontrabili e spese minime per la Regione, riconducibili al solo stanziamento previsto per la misura. In qualità di presidente Ersu, dopo decenni di blocco totale (12 anni), riuscii a recuperare i fondi per la costruzione del Campus universitario e ad appaltare i lavori per l’avvio della costruzione del primo lotto in viale La Playa, del quale poi si sono misteriosamente perse le tracce.
Il lavoro tenace, l’avere una chiara idea di valorizzazione della nostra Isola e delle azioni da perseguire, il portare avanti le buone pratiche attraverso collaborazioni ai più alti livelli, sono tutte cose che possono permetterci di camminare grazie alle nostre competenze, senza aspettare miracolose ricette calate dall’alto e, come accaduto in questi anni, senza lo spreco di risorse fondamentali. Nella visione di rilancio educativo sarebbe basilare anche un forte supporto al ruolo del pedagogista, che deve rientrare nei percorsi di sostegno non solo per la scuola ma anche nella pubblica amministrazione, nella sanità, nella mediazione dei conflitti e nella prevenzione e contrasto a bullismo, cyberbullismo e devianza. Ripartire dai giovani non significa però, dimenticare le altre strategie di sviluppo fondamentali per la Sardegna. Dobbiamo puntare in modo deciso su una vera continuità territoriale, sulla destagionalizzazione delle presenze turistiche nei cosiddetti mesi non canonici, sull’incremento dei collegamenti attraverso il sistema vuoto per pieno. Valorizzare e incentivare il nostro sistema portuale e aeroportuale e mettere mano al riordino della viabilità locale interna anche implementando la cartellonistica stradale. E poi dare finalmente attuazione alla Zona franca che può portare ossigeno alle nostre imprese ed attrarre nuovi investimenti grazie alle agevolazioni doganali e ad una tassazione minima su produzione e consumo.
I prossimi cinque anni di governo rappresenteranno uno snodo vitale per la Sardegna. Abbiamo bisogno di un cambio di rotta importante su quelli che sono i settori trainanti della nostra economia e per questo sarà importantissimo un governo regionale che sappia orientare bene le poche risorse che abbiamo a disposizione, lasciarsi alle spalle l’assistenzialismo e guardare al futuro ripartendo dai giovani, prima che vadano ad arricchire altri paesi con la loro forza vitale, le competenze acquisite in loco, la nascita di figli, la vera risorsa di una società che non vuole invecchiare.
Daniela Noli – Pedagogista – Vicepresidente nazionale Anpe (Associazione nazionale pedagogisti italiani) – Presidente associazione “Athanatos”
(sardegna.admaioramedia.it)