Vi sono due fatti recenti riguardanti il turismo e la Gallura. L’Assessorato regionale del Lavoro ha lanciato il programma “Più turismo, più lavoro”, che partendo da una premessa, la ridotta e precaria occupazione di molti lavoratori, vuole incentivare l’offerta mediante aiuti alle imprese. L’intenzione è apprezzabile, ma l’operazione sarebbe molto più valida se il contributo fosse legato ad un progetto preciso di ampliamento dell’attività. La semplice stabilizzazione o assunzione di lavoratori non risolve il problema, tuttalpiù lo rinvia: è la nota parabola sul dare a chi ha fame il pesce da mangiare o la canna da pesca e insegnargli a pescare. Il rischio è che diventi semplice assistenzialismo.
Il secondo è l’incontro di qualche tempo fa tra gli assessori regionali della Programmazione e del Turismo con le Unioni dei Comuni della Gallura e dell’Alta Gallura. Le Unioni, che raggruppano una parte dei Comuni della regione (curioso il fatto che vi siano due Unioni e non comprendano tutti i Comuni), hanno chiesto un programma per lo sviluppo del turismo, un ‘modello di sviluppo’ che potenzi e valorizzi le risorse esistenti alternative all’offerta ‘solo mare’. Benissimo! Forse si è capito qual è il problema.
Quel che meraviglia è che si chiede a ‘Mamma Regione’ di preparare e finanziare qualcosa che dovrebbe essere nell’attività normale di enti e imprenditori locali. Interventi per sviluppare e lanciare un’attività sono giusti per chi crea qualcosa di nuovo e ha solo idee e nessuna risorsa, generalmente giovani, ma non solo. Non certo a chi ha a disposizione un grande patrimonio e un’attività ben avviata e redditizia e deve solo organizzarsi adeguatamente. Auguriamoci almeno che al progetto partecipino anche gli imprenditori del settore e coloro che possono lavorarci. Gli interessati, enti, imprenditori, non sono stati capaci di sfruttare la fama di questa zona per migliorare l’attività del settore e ampliare il periodo di lavoro. Vi sono forti dubbi che gli Enti che dovrebbero avere il maggiore interesse – soprattutto i Comuni competenti – e le aziende della zona capiscano l’importanza del problema e soprattutto che abbiano qualche idea di come operare.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)
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