Una domenica pomeriggio, la pioggia e il tempo a disposizione consentono di fermarsi a riflettere e immaginare cosa potrebbe essere il futuro. Nello specifico il futuro di questa Regione sommersa non solo da neve e acqua ma da un numero infinito di problemi: disoccupazione, economia allo stremo, tensioni sociali, fame e chi più ne ha più ne metta. Un quadro veramente desolante che non porta certo piacevoli pensieri ma che non sembra scalfire la superficialità di chi è, ora, chiamato al governo della Sardegna.
La Regione sembra un natante in balia delle onde con un equipaggio che sembra navigare a vista. Di tanto in tanto qualcuno urla “terra, terra” ma all’orizzonte non si avvistano approdi sicuri. Giusto qualche scoglio che incrina un po’ alla volta uno scafo decisamente fragile. Il naufragio è all’orizzonte e le forze politiche, almeno quelle alternative all’attuale, hanno l’obbligo morale di dare corpo ad uno schieramento credibile e con un programma di governo semplice e realizzabile. Semplice in quanto, spesso, con la semplicità si riesce a dare risposte a problemi che paiono insormontabili e realizzabile in quanto non deve trattarsi del solito programma, copia e incolla, buono per tutte le stagioni ma, di fatto, poco concreto e irrealizzabile.
Lo schieramento alternativo si deve costruire intorno al programma, senza preclusioni ed aprendo a tutte quelle forze, più o meno consistenti, che non si riconoscono negli attuali partiti. Un programma di pochi punti concreti ed immediatamente realizzabili che metta al centro della scena il cittadino con le sue esigenze e la valorizzazione del patrimonio.
Patrimonio: completamento del censimento e realizzazione di programmi di valorizzazione e dismissione (le risorse che si riesce ad incamerare dallo sfruttamento effettivo del patrimonio immobiliare sono risorse che non si devono chiedere ai cittadini); Programmazione: le migliori competenze per tracciare la strada dello sviluppo; Servizi al cittadino: sanità, trasporti, politiche sociali, riorganizzazione e armonizzazione macchina burocratica; Agricoltura e pastorizia: sostegno alle produzioni locali e internazionalizzazione con apertura di nuovi mercati e il consolidamento degli esistenti; Turismo: promozione e rilancio dell’industria turistica puntando sulla qualità e varietà dell’offerta; Impresa: sostegno alle imprese in difficoltà con strumenti finanziari quali il microcredito e il de minimis. Questi pochi punti potrebbero sembrare scontati e non originali ma se affrontati col giusto spirito e le giuste competenze, che prescindono da titoli accademici e appartenenze partitiche, possono finalmente far ripartire questa regione e arginare il fenomeno dell’emigrazione e dell’assistenzialismo che tanto male hanno causato alla Sardegna.
Detto ciò, credo che tutte le forze politiche non di sinistra e non pentastellate possano trovare, partendo dalla prospettiva dell’elettorato, il modo per dar vita ad un equipaggio in grado di condurre in acque più tranquille quel bastimento chiamato Sardegna. Un equipaggio affiatato e un primo ufficiale scelto sulla base delle competenze, della capacità d’ascolto, della propensione al sacrificio e la capacità di mediazione tipica di un leader. Non un capo ma un leader. La differenza è sostanziale.
Per la scelta c’è chi propone le primarie, e qui ci sarebbe da definire al meglio le regole ma occorrerebbe troppo spazio, ma andrebbero bene anche altri metodi, sondaggi o, ancora meglio, un ritorno al dialogo all’interno dei diversi partiti e movimenti e ad una selezione della classe dirigente non basata solo sul principio dell’obbedienza al capo di turno. Intanto, dedichiamoci alla costruzione dell’equipaggio, alla rotta e alle caratteristiche del capitano.
Pierluigi Mannino – Consigliere comunale di Cagliari del gruppo #Cagliari16
(admaioramedia.it)