“Per Natale comprate l’agnello marchiato Igp di Sardegna“: è stato il consueto appello prenatalizio del presidente del Consorzio agnello di Sardegna Igp, Battista Cualbu.
“È importante leggere l’etichetta e assicurarsi che l’agnello abbia il marchio di identificazione geografica, l’unico che vi garantisce che state acquistando un prodotto genuino, nato, allevato e macellato in Sardegna – ha sottolineato Cualbu – E’ un acquisto etico, perché oltre a garantire carne sana, si acquista un prodotto locale che rispetta l’ambiente (è allevato allo stato semi brado) e si da un contributo concreto ai pastori sardi che proprio in questa stagione stanno attraversando un momento difficile”.
Ma per Antonio Gaia, consigliere regionale dell’Upc, non basta il marchio Igp a garantire l’acquisto di un prodotto genuino, nato, allevato e macellato in Sardegna. Infatti, ad ogni agnello, in osservanza delle normative comunitarie e nazionali, l’allevatore applica su un orecchio una targhetta (richiesta tramite Asl) che contraddistingue la provenienza e per tutta la vita dell’animale non può essere rimossa perché, a norma di legge, rappresenta l’unico elemento per rendere possibile la tracciabilità.
Però, “inspiegabilmente – ha osservato Gaia – l’unica prova che attesta la provenienza dell’agnello, e da cui possono anche rilevarsi tutte le informazioni indispensabili per il consumatore, viene tagliata e gettata via durante la macellazione”.
Eppure, da anni i pastori sardi chiedono che questo non avvenga e che gli agnelli, come già accade per il porcetto, arrivino integri fino alla vendita: “Così tramite ‘su sinzu’ – ha aggiunto il Consigliere di Sarule – il consumatore possa realmente verificarne la provenienza, la genuinità, in una parola la sardità. Questa semplice pratica eviterebbe qualsiasi possibilità di contraffazione e eliminerebbe ogni dubbio sulla provenienza e qualità degli agnelli che finiscono sulle nostre tavole per le festività natalizie, tutelando al contempo i nostri allevatori che vedono spacciati per sardi animali che spesso sardi non sono. Invece, le orecchie continuano a essere tagliate e buttate via e con esse si butta via anche l’identità degli agnelli. Chi ha interesse a mantenere questo sistema truffaldino?”. (red)
(admaioramedia.it)