Quella appena terminata dalla Dinamo è stata una stagione probabilmente deludente, sicuramente travagliata e disseminata di errori, ma la squadra biancoblu è riuscita a raddrizzarla, seppure parzialmente, grazie alla fermezza societaria e all’entusiasmo del pubblico sardo che non è mai venuto a mancare. Il trionfale triplete conquistato l’anno scorso ha addossato sulle spalle della squadra sassarese tante aspettative e il roster radicalmente rinnovato è stato costruito, in estate, per tentare di ripetersi ad alti livelli nel campionato italiano e per provare a ben figurare in ambito europeo.
Alla guida della squadra confermato il vittorioso condottiero Meo Sacchetti, nonostante le indiscrezioni parlassero di considerevoli divergenze tra il coach di Altamura e il presidente Sardara, mentre il mercato viene improntato a garantire fisicità ed esperienza anche in ottica Eurolega, confermando David Logan e ingaggiando giocatori da prestigiosi club come il Maccabi Tel Aviv e l’Olympiacos Atene. Proprio in Europa arriva una cocente bocciatura, dieci sconfitte su dieci partite in EuroLega e, anche in Eurocup, non va meglio, dopo la sconfitta in Turchia contro il Galatasaray, la Dinamo non riesce a qualificarsi agli ottavi. La qualità del roster sassarese, perlomeno sulla carta, è indubitabile, tanto è vero che pressoché all’unanimità gli addetti ai lavori indicano come favorite alla vittoria dello scudetto Milano, Venezia, Reggio Emilia e, appunto, Sassari. Ma anche in campionato le cose non sembrano andare per il verso giusto, molti giocatori deludono le aspettative sotto molti punti di vista, non ultimo quello caratteriale, e il presidente Sardara, con una scelta coraggiosa e impopolare, decide di dare una sterzata esonerando Meo Sacchetti e affidando le chiavi della squadra a coach Marco Calvani. Il coach romano, con mano ferrea e un atteggiamento inflessibile, cerca di rinnovare l’assetto della squadra puntando sulla difesa, ma le qualità dei giocatori non sembrano ben sposarsi con i dettami del coach e, nonostante i rinforzi procacciati dalla società (l’arrivo di Tony Mitchell e il ritorno in biancoblu di Kenny Kadji), i risultati stentano a decollare, la squadra appare sempre più sfiduciata, fiacca, cedevole e priva di nerbo e si arriva così all’eliminazione ai quarti di finale di Coppa Italia contro Cremona e alla sconfitta casalinga contro Bologna, in seguito alla quale il coach rassegna le dimissioni. La Dinamo naviga in acque burrascose, emergono malcontenti, pessimismo, scoraggiamento e tutto ciò si rispecchia nelle prestazioni della squadra, in un momento così difficile il presidente Sardara decide di affidare la guida tecnica della squadra al direttore sportivo Federico Pasquini, che il 7 marzo diventa il terzo allenatore della stagione biancoblu. La priorità di coach Pasquini è quella di recuperare soprattutto psicologicamente una squadra che gioca in preda a mille paure, afflizioni, angosce, una squadra che gioca contratta, nervosa e che non riesce ad esprimere un gioco rapido, energico e fluido. Pasquini, anche grazie all’allontanamento dal roster dell’ex mvp dello scorso anno Tony Mitchell, rivelatosi del tutto deleterio per il gioco di squadra già incrinato da mille incertezze (in precedenza anche Eyenga e Marquez Haynes lasciano la Sardegna per andare a giocare rispettivamente nella Manital Torino e nel Panathinaikos), riesce ad apportare quel gioco fatto di quella positiva leggerezza che tanto congeniale pare alla compagine biancoblu e, senza fare eclatanti prodigi, riesce a conquistare il settimo posto della regular season e a raggiungere i playoff che, in certi momenti, non apparivano così scontati.
Un voto ai protagonisti di questa quanto mai travagliata stagione dinamista:
Sacchetti: 4,5. Col senno di poi sarebbe stato meglio che la sua trionfale avventura alla guida della Dinamo si fosse conclusa dopo il meraviglioso triplete.
Calvani: 4. Il suo approccio fin troppo rigido ha acuito le difficoltà mentali della squadra che con lui è arrivata a pochi passi dal baratro della disfatta.
Pasquini: 7. Ha avuto il merito di ridare alla squadra quella giusta leggerezza e serenità con cui ha potuto raggiungere i playoff.
Logan: 7,5. Nonostante una stagione di alti e bassi il suo talento e la sua leadership hanno spesso tenuto a galla la Dinamo.
Petway: 2. Totalmente fallimentare la sua stagione, nullo in fase realizzativa e inconcludente anche in fase difensiva dove ci si aspettava decisamente molto di più.
Formenti:5. Poco impiegato, è risultato meno incisivo rispetto alla passata stagione.
Devecchi: 6. Forse meno efficace di quanto ci si aspettasse ma in quanto a cuore e determinazione il capitano non si tira mai indietro.
Alexander: 7. Altalenante e mentalmente fragile, rivedibile in fase difensiva ma a tratti esplosivo e incontenibile in attacco.
D’Ercole: 4,5. Nei decisamente pochi minuti concessi non brilla per personalità.
Marconato: s.v. Non valutabile e del tutto misteriose le ragioni per cui sia stato aggregato al gruppo.
Sacchetti: 5. Come Formenti, anche lui meno incisivo rispetto alla passata stagione.
Akognon: 6,5. Il suo arrivo non porta rivoluzioni positive in fatto di playmaking ma perlomeno dimostra solidità mentale e garantisce una buona quantità di punti col tiro dall’arco.
Stipcevic: 6. Raramente tiene le redini del gioco e altrettanto raramente mette in ritmo i compagni ma in fatto di aggressività, determinazione e combattività è stato una delle poche costanti.
Varnado: 5. Nell’arco della stagione ha saputo migliorare sul fronte dei falli commessi, troppo esiguo il suo apporto in fatto di rimbalzi e d’intimidazione nel pitturato ma a tratti ha dimostrato impegno e in alcune partite è stata buona la sua vena realizzativa.
Kadji: 4,5. Considerata la sofferenza nel reparto lunghi, il suo arrivo non ha portato grandi ventate di concretezza.
Haynes: 5. Doveva essere il playmaker titolare e doveva trascinare la squadra dettando i tempi degli attacchi; troppi palleggi sconclusionati, poche idee e ancor meno qualità di leadership, buone fiammate di punti, ma troppo poco rispetto a quello che ci si aspettava.
Mitchell: 3. Doveva trascinare la squadra col suo talento e con i suoi punti ma è parso a tratti irritante, praticamente sempre un elemento avulso e negativo per la compattezza della squadra.
Eyenga: 4,5. Da un giocatore con simili doti atletiche ci si aspettava molto di più, manchevole in fatto di agonismo e costanza.
Sardara: 7. Senza considerare le responsabilità del mercato fallimentare, che comunque sono da distribuirsi tra lui, Sacchetti e Pasquini, ha saputo reagire con fermezza e coraggio in corso di stagione e ha dimostrato di saper gestire una società con cuore, polso e competenza.
Alessandro Franzina
(admaioramedia.it)
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