E il sogno continua, anzi può continuare dal momento che, avendo già messo in bacheca la seconda Coppa Italia della sua storia, la Dinamo Banco di Sardegna, pensa già al suo prossimo obbiettivo: i playoff Scudetto. Vola basso, come è logico che sia, la formazione di Meo Sacchetti che, per dirla alla ‘Sarda..ra’ non vuole guardare molto lontano ma, migliorarsi ulteriormente. Questo lo dice la società , anche se i tifosi, caricati a mille dopo il ‘botto’ nella tre giorni di Desio, voglio puntare al bersaglio grosso: lo Scudetto.
Loro ci credono, ma soprattutto vogliono sempre più strapparlo di dosso alle maglie ‘firmate’ dell’Olimpia Milano. Tanto entusiasmo, dopo l’exploit lombardo, ha ovviamente fatto salire le quotazioni della formazione sassarese che, oltre aver fatto parlare di se su tutti i quotidiani nazionali, radio e televisione, ha fatto innamorare sempre più i Sardi (e non solo) alla pallacanestro. Difficile incontrare lunedì mattina una persona che non sapesse, nell’Isola dell’impresa firmata meno di 24 ore prima dalla banda di Meo Sacchetti. Anche questo è un grande risultato ottenuto per far crescere sempre più il movimento isolano che, grazie anche alla Dinamo, nonché al lavoro del Comitato regionale, avvicina tanti giovani alla palla a spicchi.
“Manca ancora tanto ai playoff”, ha detto a caldo il tecnico di Altamura, Meo Sacchetti, a chi gli parlava di scudetto. “Io ora mi godo questo momento, ma il mio prossimo pensiero sarà la gara interna contro Cantù.”
E’ la mentalità dei piccoli passi che ha fatto grande questa squadra. Un gruppo che nel corso delle ultime settimane si è cementato sempre più. Facendo da muro ai problemi, alle crisi e alle difficoltà di giocatori che per la prima volta facevano parte di una squadra tutta nuova, nata la scorsa estate. Rifondata dopo il regno dei cugini Diener e che fisiologicamente doveva maturare.
Ora la prova d’esame è stata superata. La squadra ha capito che, tutti assieme si può andare lontano verso una nuova avventura che si chiama playoff. Il condottiero Sacchetti ha esperienza e questo non può che far bene ad un gruppo che ha ritrovato la lucidità mentale e la disarmante freddezza al tiro di David Logan. Che ha nel suo interno un elemento freddo e cinico come Dyson, ma che può contare sulla vulcanicità agonistica di Lawal, Sosa, Sanders e di un ritrovato Brooks, per non parlare dell’ultimo arrivato alla corte del presidente Sardara, quel Kadji che sabato contro Reggio Emilia e contro Drake Diener ha saputo, con due bombe di fila ‘spaccare’ in due la partita. Poi c’è la pattuglia degli Italiani. Quelli che fanno il lavoro sporco, quelli che quando vengono chiamati dal tecnico rispondono sempre “presente”: Formenti, Vanuzzo, Devecchi, l’infortunato Chessa e Brian Sacchetti.
E proprio il figlio del coach cresce di giornata in giornata ed è diventato sempre più un punto fisso nel gioco della squadra. Lo hanno notato tutti. L’unico che ancora non lo ha visto è il coach azzurro Simone Pianigiani che non lo ha mai convocato, preferendo elementi discutibili come Della Valle, Magro e Stefano Gentile. Lui ha sempre parlato di un gruppo che deve lavorare tanto per raggiungere gli obbiettivi e Brian si sa che per arrivare a giocarsi la finale di Coppa Italia di lavoro ne ha fatto tanto, soprattutto perché dall’altra parte c’era papà Meo, uno che, quanto si parla di pallacanestro non guarda in faccia nessuno… soprattutto il figlio.
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(admaioramedia.it)