Questa sera alle 18 il Movimento Sardigna nostra interverrà al Consiglio Comunale aperto al pubblico organizzato dal Comune di Ossi nel cinema Casablanca per opporsi a chi vuole nuovamente aprire la cava di Su Tuvu (denominata Su Padru). In corrispondenza alle celebrazioni della Settimana Santa e in particolare al rito de s’iscravamentu (cioè l’estrazione dei chiodi che tengono Cristo nella Croce) l’iniziativa è stata ribattezzata ISCAVAMENTU, come sinonimo della volontà di liberare su Tuvu dalla cava e far rinascere il territorio di su Padru.
Come riporta una nota del movimento, nonostante il parere contrario del Comune di Ossi (“che rappresenta tutti i cittadini del paese, specialmente quelli che abitano a pochi metri da dove prenderanno inizio gli scavi”), l’assessorato all’Industria della Regione Sardegna avrebbe affidato la concessione alla Ditta Monte Rosè, che ha preso in affitto il terreno dalla società Italcementi (proprietaria anche dello stabilimento di Scala di Gioca).
“I cittadini di Ossi non riescono a comprendere per quale motivo la Regione abbia dato l’autorizzazione all’attività di cava se gli Ossesi sono contrari”, si legge nella nota che ritorna indietro nel tempo all’ex cementificio “che ha dato lavoro a tanti padri di famiglia in cambio della perdita di una parte del territorio di Ossi e dei disagi causati dalle bombe e dalla polvere che nei giorni di vento entrava in ogni casa. Gli Ossesi hanno rinunciato all’acqua di Su Tuvu che poteva dare da bere acqua sorgiva a buona parte della popolazione che ora si deve accontentare dell’acqua sporca di Bidighinzu. Da parecchi anni a questa parte – prosegue Sardigna Nostra – il cementificio è chiuso, i terreni che dovevano essere bonificati sono ancora così e l’acqua di Su Tuvu scorre sotto la fabbrica senza che vi siano lavoratori ad utilizzarla. Per tanto gli Ossesi avevano tutto il diritto di avvicinarsi alla cava improduttiva e riconquistare i terreni abbandonati. Ora, tutto a un tratto, è comparsa la ditta Monte Rosè che vuole riaprire sa cava, promettendo che bonificherà man mano quei territori. Il problema è che né la ditta Monte Rosè né la società Italcementi hanno capito che il tempo è cambiato. Oggi a su Padru ci sono case e attività e gli Ossesi non hanno nessuna intenzione di sacrificare parte del loro territorio per destinarlo a cava, poiché bastano e avanzano quelle chi ci sono a Sas Renas”. (red)
(admaioramedia.it)