Esercitava abusivamente ad Olbia l’attività di chirurgia plastica e si appoggiava sull’albergo vicino per la degenza dei suoi pazienti. Lo hanno scoperto i Carabinieri del Nas di Sassari e la Guardia di finanza di Olbia, al termine di un’articolata indagine, che si è conclusa col sequestro preventivo, su ordine in via d’urgenza dal Procuratore capo Fiordalisi, dei locali della clinica abusiva e della parte di albergo utilizzata per i pazienti.
Durante un’ispezione in alcune camere dell’albergo sono state trovate quattro pazienti operate il giorno prima, che hanno confermato come il ricovero fosse stato programmato prima dell’operazione e che nella stessa camera ricevessero i controlli post operatori da parte del personale medico e paramedico della clinica. Quindi, in una semplice camera d’albergo venivano effettuati anche trattamenti medici, come iniezioni endovena di antidolorifici e medicazioni. Venivano anche individuate due lavoratrici ‘in nero’ impegnate nella pulizia delle camere e della clinica. Inoltre, alcune pazienti avevano anche denunciato gravi lesioni per interventi di addominoplastica subiti. Interventi che la Regione vieta in strutture sanitarie prive di possibilità di ricovero ospedaliero, così come per gli interventi di rinoplastica e di mastoplastica additiva praticati presso la clinica abusiva.
E’ anche emerso che la struttura alberghiera non poteva neanche essere adibita a normale albergo, poiché l’autorizzazione comunale prevedeva che le camere potessero essere utilizzate esclusivamente dai frequentatori dell’annessa sala congressi. Sotto il profilo tributario, i finanzieri hanno constatato che i circa 300 interventi chirurgici eseguiti nel corso del 2016 non erano stati fatturati interamente: dall’esame della documentazione extra contabile è stato accertato che oltre 730.000 euro erano stati incassati dalla clinica abusiva, senza però il rilascio del documento fiscale ed il pagamento della parte in nero era stato effettuato prevalentemente in contanti.
Le indagini per lesioni colpose, partite dalle querele presentate in Procura da quattro donne, si sono allargate all’esercizio abusivo di struttura sanitaria con ricoveri ospedalieri in luogo non autorizzato. (red)
(admaioramedia.it)