Danneggiamenti, furti, vendette e atti incendiari. Nel Golfo di Olbia gli ultimi fatti di cronaca che hanno coinvolto l’ambiente dei pescatori con due barche date alle fiamme e una rubata dai malviventi e abbandonata sugli scogli della peschiera di Poltu Quadu, hanno svelato un far west tra le onde dove regna la legge della prepotenza e del sopruso.
Lo denunciano le vittime prese di mira anche ripetutamente ma lo sostengono da tempo un po’ tutti coloro che cercano una difficile sopravvivenza professionale in un tempo di crisi che non risparmia nessuno. Gli operatori del settore chiedono maggiori controlli e tutela lavorativa da parte delle forze che hanno il compito di vigilare nel golfo di Olbia. Il direttore marittimo, Pietro Preziosi, dopo gli attentati di ieri, parla di un incremento dei controlli: “Stiamo rafforzando la nostra presenza con misure di prevenzione per arrivare all’obiettivo 'Tolleranza zero' verso chi opera fuori dalla legge. Se qualcuno si sente minacciato o ha sentore di situazioni di pericolo venga da noi – dice il Capitano di vascello che ricopre il doppio incarico di direttore marittimo e di cmmissario dell’Autorità portuale – Chiunque può rivolgersi agli uffici della Capitaneria o può anche chiamarci al '1530' e noi interveniamo immediatamente. Vogliamo evitare che qualcuno possa farsi forte di una situazione di privilegio derivata da mancanza di controlli. Non si possono tollerare disparità che determinano una concorrenza sleale nei confronti di chi lavora seguendo le regole. C’è anche un problema di tutela alimentare per le persone che non è secondario. Io credo che le varie forze che vigilano sul mare si debbano coordinare, così come stiamo facendo sul fronte della salvaguardia della vita in mare, anche sul resto delle attività per assicurare un maggiore controllo sul golfo a tutela dei cittadini onesti”.
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