Il turismo è molto importante per la Sardegna, da considerare col massimo impegno e serietà, senza demagogia e speculazione. E c’è generale soddisfazione per il successo di Ferragosto, anche se fare il pienone in quel periodo non è poi un risultato straordinario: bisogna vedere come andrà durante tutto l’anno e se vi sarà un costante aumento.
La nuova legge, recentemente approvata, riconosce il suo ruolo nel contesto economico regionale anche se sarebbe stata utile una maggior determinazione: per alcuni aspetti sembra non si abbia il coraggio di scelte più precise. Non appare chiaro il ruolo dell’Assessore che avrebbe solo compiti di coordinamento, non di guida e responsabilità. Si ha la sensazione che vi sia il timore di dare incarichi così importanti all’Assessore del Turismo. Si sa che finora questo era un po’ l’ultimo in classifica, forse perché quello con minori risorse da spendere, forse perché l’idea che si aveva non fosse di un attività produttiva con le maggiori prospettive di sviluppo, concetto industriale, ma era legato all’idea di ‘vacanze’, le ‘nostre vacanze’, il concerto in piazza, la sagra paesana. Sembra che questa immagine non sia del tutto scomparsa, forse anche perché in passato chi se n’è occupato spesso non era competente o non dimostrava la necessaria capacità.
Eppure il penultimo Assessore, Francesco Morandi, era qualificato, con buona competenza, forse un po’ professorale, probabilmente debole la forza politica che lo sosteneva. E’ sperabile che l’attuale oltre ad avere una valida personalità abbia un sostegno politico adeguato, che però non è stato tale da influenzare una legge in preparazione già da molto tempo. A parte questa impressione generale, si può osservare che fortunatamente la legge è stata alleggerita della pletora di incarichi e definizioni contenuti nella bozza, su cui poi è stato costruito il testo attuale anche se nella parte finale un po’ ci ricasca. Comunque,si deve esser grati per il limitato uso del ‘latinorum‘, le definizioni in altra lingua (inglese), purtroppo molto, troppo diffuso, anche per esprimere concetti elementari, semplicissimi. Complessivamente la legge contiene parti valide, anche se alcune non sono chiare.
Per quanto riguarda la creazione della Conferenza permanente del Turismo – a parte l’uso del termine ‘permanente’ per qualcosa che “viene convocata almeno ogni due anni” – non si capiscono bene le possibilità pratiche e quali sono i suoi compiti rispetto al Piano strategico regionale del Turismo. Da notare che tra i partecipanti alla Conferenza mancano componenti importanti dell’Amministrazione quali la Presidenza, gli Assessorati della Programmazione, del Lavoro (piano ‘lunga estate’ che conferisce fondi alle aziende turistiche), dei Lavori pubblici (progetto cicloturismo e comunque strade), dell’Industria (Parco geominerario e siti minerari), e forse ne manca qualcuno.
Quello del Piano strategico regionale è un principio logico: se si vuole operare proficuamente in un settore, è evidente che ci vuole un progetto, definire le linee di intervento e procedere di conseguenza. Certamente valida la creazione di «Destinazione Sardegna DMO», (Destination Management Organization): si configura qualcosa che sostituisce in parte quelle quasi analoghe del passato e ingiustificatamente eliminate. Non è chiaro se si tratti di un nuovo ente e quali saranno i rapporti con l’Assessorato, le risorse economiche disponibili inducono a pensare a qualcosa di modesto.
Desta forti perplessità l’articolo 11 dove vengono previsti finanziamenti in conto capitale per una serie di interventi di riqualificazione e ammodernamento. E’ criticabile il principio del finanziamento a fondo perduto, purtroppo diffuso per tante iniziative imprenditoriali, soprattutto in agricoltura. E ci si lamenta per le tasse troppo elevate! Si deve adottare un altro sistema, concedere mutui per l’intero importo senza o ridotti interessi per realizzare l’intervento con l’impegno di restituzione a garanzia della produttività dell’operazione. La seconda parte si occupa delle strutture ricettive e delle agenzie, cercando di mettere un po’ di ordine, ma non dovrebbe impedire l’abusivismo che è sempre esistito: l’unico modo per ridurlo è che gli alberghi pratichino condizioni (non solo di prezzi) tanto vantaggiose da limitarne la convenienza. Per quanto riguarda la parte urbanistica e la possibilità di ampliamenti, bisogna tener presente che il turismo in Sardegna non ha bisogno tanto di nuove strutture (o cubature) quanto di far lavorare di più e meglio quelle esistenti, aziende e lavoratori, oltre a migliorare l’economia generale.
Nella terza parte vi è un’elencazione, talvolta eccessivamente particolareggiata, di possibili settori di sviluppo, non completa poiché per esempio manca tutta la parte nautica, non viene neppure citato il golf, non si parla di agriturismo o di enogastronomia e di altre cose: si può sperare che saranno esaminati con leggi specifiche, benché avrebbero meritato almeno una citazione di massima. Non si capisce perché sono state apportate qui modifiche alla legge istitutiva dell’Agenzia Forestas. Tra i tanti settori di intervento manca un riferimento al patrimonio archeologico: abbiamo qualcosa di eccezionale, unico al mondo, la «civiltà nuragica» e non viene neppure menzionata tra gli attrattori, per un turismo di grandissimo interesse perché non legato alla stagionalità o comunque al tema estivo-balneare, che in altre parti attrae un vasto pubblico. Se si vogliono dare delle direttive per lo sviluppo del settore non si capisce perché si indicano alcuni temi e molti altri no. Oppure, sono scelte precise?
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)