Evidentemente, non è stato sufficiente il recente Congresso nazionale per rimettere in sesto le sorti del Partito democratico. Vittoria schiacciante di Zingaretti, ma poche e incerte novità all’orizzonte. Il segretario non riesce neanche a trovare forza e piglio per sviluppare una decente e credibile opposizione al governo.
In questo momento, dal punto di vista mediatico, la Lega e il Movimento 5 Stelle occupano tutti gli spazi. Il Pd appare spento e senza verve. Per le elezioni europee non c’è stata nessuna svolta in chiave di rinnovamento. I volti, almeno dei capilista, sono i soliti noti. Zingaretti ha tentato di fare l’equilibrista nelle scelte, ma spostando il baricentro del partito a sinistra. Con i renziani di ferro pronti a non votare Pd, per non favorire l’attuale segretario e la ditta che affossò Matteo.
In Sardegna la confusione non è da meno. Il neo eletto capogruppo in Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, è contestato dal votatissimo consigliere dello stesso partito, Giuseppe Meloni: “Con questa scelta non si favorisce il rinnovamento” , ha scritto l’esponente gallurese nel suo profilo Facebook. La candidatura del sindaco di Nuoro, Andrea Soddu, alle elezioni europee con il Pd ha suscitato ilarità e polemiche fra gli stessi iscritti. Per le prossime comunali, mentre a Cagliari si va verso le primarie per la scelta del candidato sindaco, a Sassari si impone il candidato. Due pesi e due misure.
La verità è che questo partito ha completamente smarrito la propria identità. Da partito di massa, a consorteria di borghesi ed industriali. Da difensori dei poveri e dei disoccupati, a sostenitori di lobbies. Poche idee e ancor meno programmi, nel partito degli eredi di Gramsci e Berlinguer. Contenti loro…
Giorgio Fresu (da “Tepilora.info”)
(sardegna.admaioramedia.it)