Nella splendida cornice delle rovine di Tharros, nell’anfiteatro all’aperto del sito archeologico del Sinis, venerdi 7 settembre, alle ore 21, gli antichi abitanti della Sardegna, i Shardana, rianimeranno la propria terra tramite l’opera (“I Shardana”) del grande musicista Ennio Porrino.
Un evento più unico che raro nel panorama artistico sardo: l’iniziativa non parte da pubbliche istituzioni, né tanto meno da società private che nulla farebbero, né potrebbero fare, senza sostanziosi finanziamenti. Non un euro di soldi pubblici sta dietro la rappresentazione artistica di Tharros, l’iniziativa ricade interamente sulle spalle di due sardi, non più residenti nell’Isola: Pietro Casula, un imprenditore di Carbonia che lavora in Germania, e Giovanni Masala, docente di lingua sarda presso l’Università di Stoccarda, in collaborazione con l’associazione culturale Dromos di Oristano. Masala è un intellettuale fermamente convinto che la cultura sarda ha tutti i numeri per dare un contributo importante alla crescita culturale del vecchio continente europeo, al contempo essendo un profondo conoscitore di quella parte della cultura tedesca, che si è occupata e si occupa della Sardegna e dei Sardi, vuole far conoscere non solo ai Sardi ma a tutti gli Italiani quanta ammirazione, rispetto e considerazione alberghi fra gli studiosi tedeschi per i Sardi, la loro cultura e la loro lingua. A tal fine ha anche costituito, a Stoccarda, una casa editrice (Giovanni Masala Verlag) che ha a suo attivo la pubblicazione di una decina di volumi in tedesco, in italiano, ma anche in sardo, oltre alla produzione di un cd con l’opera “I Shardana. Gli uomini dei Nuraghi”, col testo dell’opera in italiano e tedesco.
L’autore dell’opera, Ennio Porrino, nasce a Cagliari il 10 gennaio 1910, consegue un primo successo musicale a soli 20 anni con la canzone sarda “Traccas”, dove traduce in musica la poesia di Sebastiano Satta. Sempre in ambito sardo, la sua composizione più nota e più eseguita in Italia e all’estero è il poema sinfonico “Sardegna” del 1934. Nel campo dell’opera lirica, ebbero successo “Gli Orazi e i Curiazi” del 1941, “L’organo di bambù” del 1956 e, infine, il suo capolavoro “I Shardana” del 1959, poco prima della sua morte improvvisa avvenuta nel 1960.
Per quanto riguarda il rapporto di Porrino con la Sardegna, il musicologo tedesco Felix karlinger, autore di due volumi riguardanti la Sardegna (“Studien zur Ethenomusikologie un Volkslileteratur Sardiniens” del 2003 e “Das Sardische Volkslied” del 2004) afferma che il musicista “ha dedicato la sua opera ‘alla mia terra di Sardegna’, e questo è il dono più prezioso che egli potesse fare alla sua isola. Se Monaco avesse la fortuna di venir cantata da opere come queste, sono certo che nei festival operistici della mia città sarebbe loro riservato ogni anno il posto d’onore… I Shardana pare aver imboccato la strada giusta per diventare l’opera nazionale sarda per eccellenza“. Porrino, nella sua pur breve vita, fu un musicista fortemente impegnato nel dibattito artistico, culturale e politico del suo tempo. Strenuo difensore della musica nazional-popolare italiana, si schierò apertamente contro il cosmopolitismo e il progressismo laicista, a favore della tradizione, tanto da scrivere nel 1937: “…questa babele artistica corrispondeva alla diffusione delle teorie disgregatrici dell’internazionalismo, quando ai principi costruttori dell’umanità e delle religioni… si sostituirono quelli corruttori dell’ateismo…”.
Infine l’opera fu così descritta dal critico musicale del quotidiano “L’Ora” di Palermo (19 marzo 1959): “I Shardana… vi si parla di una Sardegna preistorica, libera sul mare. In quest’Isola vigono severe leggi di giustizia e il popolo è fedele custode di tutte le tradizioni della sua terra, la quale non tollera né invasioni territoriali né corruzioni spirituali. Ogni azione importante di questo popolo è però suscitata da un profondo sentimento di poesia, perché predomina in esso l’amore per la terra, per il mare e per la vita semplice… L’amore tra due giovani si intreccia a lotte tra gente di Sardegna tra inni guerrieri, danze primitive e sullo sfondo il mare è sempre un paesaggio epico e primitivo. l’autore ha dichiarato di aver voluto rendere una Sardegna arcaica e essenziale, dove ciò che conta sono i caratteri fondamentali di una gente e di una terra…”.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)