Dopo la frana che ieri mattina, a causa delle intense piogge, si è staccata dalla montagna nella ex miniera di Montevecchio, finendo nella diga di Sa Perdera e facendo traboccare l'acqua contenuta all'interno del bacino artificiale nel cantiere di Sant’Antonio, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Gianni Lampis, ha effettuato un sopralluogo nella zona: “Poteva essere una strage – ha detto – Le aree minerarie dismesse sono una bomba ad orologeria: alcuni anni fa la strada provinciale Montevecchio-Ingurtosu fu chiusa per il crollo di una galleria nel cantiere di Casargiu a causa delle piogge. Ora quest’altro smottamento, che ha provocato l’onda facendo straripare l’acqua dal bacino di Sa Perdera, proprio come nella diga sul Vajont. Non voglio neppure pensare a cosa sarebbe potuto succedere se questo episodio si fosse verificato la domenica, con i turisti in visita proprio al cantiere di Sant’Antonio”.
“Il territorio va curato, non lo si può abbandonare a se stesso, soprattutto in contesti come quelli delle aree minerarie – ha aggiunto Lampis – La natura si riprende sempre quello che l’uomo gli ha tolto. E’ arrivato il momento di pensare seriamente al territorio: Montevecchio e Ingurtosu, così come tutto l’Iglesiente e il Fluminese, hanno necessità di interventi urgenti di risanamento idrogeologico. La responsabilità di quanto accaduto è di diretta responsabilità della Regione che attraverso la società Igea dovrebbe occuparsi della custodia e della messa in sicurezza delle aree minerarie dismesse”.
“Ora i residenti di Montevecchio – ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia – dovranno subire un altro isolamento e disagi per la chiusura della strada, come due anni fa. Sarà necessario che la Regione e i tecnici dell’Igea valutino la tenuta statica dello sbarramento prima che succeda l’imponderabile. La Regione ceda a prezzo simbolico gli immobili minerari di pregio ai Comuni in cui ricadono per convertirli in attività turistico ricettive”. (red)
(admaioramedia.it)
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