Con una diretta streaming dai toni trionfali Luigi Di Maio ha comunicato i nomi dei candidati 5 Stelle nei collegi uninominali alle prossime elezioni politiche.
In Sardegna, i prescelti sono stati scrittori, giornalisti, avvocati, commercialisti e un allevatore, persone che, a parte probabilmente il velista Andrea Mura, è difficile classificare usando le parole di Di Maio come “eccellenze nei loro ambiti”, ma che anzi sono di poca notorietà e, tutti, assolutamente digiuni di esperienza politica nonché di partecipazione e attivismo all’interno del M5S sardo. Qualcuno potrà pensare che è meglio candidare persone così piuttosto che i soliti noti professionisti della politica che hanno candidato gli altri partiti. Il punto dolente, però, non riguarda le persone, quanto il metodo usato per selezionarle che somiglia in maniera impressionante a quello utilizzato dagli altri partiti, facendo quindi venir meno la ‘diversità’ marchio di fabbrica del M5S. A chi replica che il Movimento almeno ha fatto le Parlamentarie è facile rispondere che si attendono ancora i risultati delle votazioni on line (erano attese per oggi), ma che, a distanza di quasi due settimane dal loro svolgimento, non sono ancora state divulgate dallo stato maggiore del Movimento, perché, parole di Luigi Di Maio, “stiamo riorganizzando i dati”.
Stanno però iniziando a filtrare alcune indiscrezioni su questa curiosa ‘riorganizzazione dei dati‘, perlomeno per quanto riguarda le Parlamentarie in Sardegna. Nell’Isola, il più votato in assoluto si spiffera sia stato Fabio Columbano, candidato alla Camera del Collegio 2 Nord Sardegna, che però è stato inserito soltanto al terzo posto della lista ufficiale in quel collegio, quindi con remotissime possibilità di essere eletto. Quanto al collegio della Camera del Sud Sardegna, i parlamentari uscenti Emanuela Corda e Andrea Vallascas, che sono stati inseriti come numeri 1 e 2 della lista, sempre secondo lo ‘spiffero’, avrebbero ricevuto pochissimi voti. Alla circoscrizione unica del Senato, infine, il penalista sassarese Ettore Licheri sarebbe giunto soltanto al quarto posto come numero di preferenze, ma anche lui è magicamente al primo posto della lista 5Stelle e la sua elezione a Palazzo Madama è praticamente certa.
In assenza di un ente terzo che certifichi i voti espressi sulla piattaforma Rousseau non si potrà mai verificare se queste indiscrezioni sussurrate a ‘fior di labbra’ su presunte incongruenze nel computo dei voti rispondano a verità o se invece la procedura sia assolutamente regolare. D’altronde, non sarebbe la prima volta che in Sardegna si allungano pesanti ombre sulle votazioni 5 Stelle. Basterà ricordare le Europee del 2014, dove nella graduatoria ufficiale sulla votazione on line vennero attribuiti alla sconosciuta candidata Giulia Moi (che poi venne eletta all’Europarlamento) un numero di voti addirittura superiore a quello del totale degli attivisti sardi aventi diritto al voto, mentre ad altri candidati molto conosciuti e accreditati venne attribuito un numero bassissimo di preferenze. Per giustificare la cosa, si disse che la Moi era stata votata anche da molti attivisti siciliani, ma nessuno riuscì a spiegare il perché di tanti voti andati misteriosamente perduti. D’altronde, qualcuno ha detto che se devi dire una bugia è meglio spararla grossa.
Un ulteriore tassello al disegno verticistico ed epurativo posto in essere alle Parlamentarie è la conferma delle voci secondo cui la scrematura delle autocandidature (che ha praticamente spazzato via tutti gli attivisti sardi non allineati al nuovo gruppo di potere 5Stelle) sia stata effettuata non soltanto in base alle decisioni del referente regionale, Mario Puddu, e dei suoi delegati zonali, ma anche sulla base di segnalazioni ricevute dai ‘gruppi locali’ ritenute credibili: roba che neanche la Stasi, famigerata polizia politica della Germania comunista dell’Est. E meno male che uno degli obiettivi del M5S era quello di eliminare i capibastone locali…
Già adesso si può dire, quindi, che siano stati soltanto il rancore, la viltà e il duro gioco del potere dei caporioni nostrani a determinare chi doveva essere inserito nelle liste 5Stelle e, addirittura, in quale posizione, seguendo il copione di una recita che puzza da lontano, che non ‘odora’ soltanto per chi non vuole sentire. La peggiore legge elettorale di sempre ha fatto sì che siano state le segreterie di partito a decidere chi dovesse entrare in Parlamento. E il M5S in questo non è stato diverso dagli altri.
Montecristo
(admaioramedia.it)
One Comment
il consumatore
Dopo le grandi manovre di sottobosco, finalmente i partiti hanno presentato i candidati che correranno per essere eletti alle Camere il prossimo 4 marzo.
Tutti i partiti hanno messo in lista personaggi dello sport, magari diventati famosi come partecipanti o conduttori di programmi televisivi, anche di quelli più trash.
Tra questi, gli esperti di politica o le nostre leggi, a partire dalla nostra Costituzione, si possono contare sulle dita di una mano. Forse non hanno mai letto un quotidiano di politica al di fuori di quelli sportivi o di gossip. La loro potenzialità di attirare voti si basa esclusivamente sulle loro imprese.
Costoro si rendono conto che se saranno eletti saranno i peones dei partiti di riferimento? Dovranno solo obbedire agli ordini dei capi e votare quello che viene ordinato dal capo gruppo: vota come ti dico e zitto.
Mi chiedo: se invece dei munifici stipendi, dei benefit, di tutti i vantaggi che hanno i nostri parlamentari, dal ristorante al parrucchiere, dal fitness all’assistenza sanitaria, dalle tessere semi gratuite ai club e circoli sportivi, dalle assicurazioni alle agevolazioni bancarie, queste persone diventate “onorevoli” in un giorno, se non godranno di tutti questi vantaggi assolutamente indecenti in un Paese dove i poveri aumentano di anno in anno, percepissero solo uno stipendio più che buono, nella misura di 3/4.000 euro al mese, ed un rimborso spese per vitto e alloggio solo su fatture documentate, avrebbero accettato di candidarsi? Mi piacerebbe conoscere il parere dei suoi lettori.
Romano