Con una tempestività ‘sospetta’, e comunque degna di migliori obiettivi, poche ore dopo la pubblicazione delle considerazioni sulla Regione Sardegna (“La ‘giustizia’ non appartiene all’Amministrazione regionale sarda”) e sul fallimento delle politiche del personale (anche) della Giunta Pigliaru, sulla testata on line “Sardinia Post” è stato pubblicato un intervento dell’assessore regionale del Personale, Filippo Spanu, che se non è una replica, le assomiglia molto.
L’assessore Spanu ha elencato brevemente ciò che negli scorsi quattro anni ha fatto la Giunta regionale in materia (in pratica, la Legge di Semplificazione e l’introduzione del modello del Sistema Regione, oltre a qualche altra azione di dettaglio), ma ha riconosciuto che la riforma è stata incompiuta. Al di là delle rivendicazioni pro domo sua, la nota di Spanu è però fondamentale perché l’Assessore individua e comunica finalmente all’universo mondo il vero motivo cui attribuire buona parte della colpa della mancata riforma dell’Amministrazione regionale: la colpa è della “diffusa conflittualità interna, alimentata dalla scarsa fiducia nella classe dirigente e nella sua capacità di cambiare le cose”, nonché delle “divisioni tra le varie categorie, tutte invariabilmente convinte di essere vessate”, con il corollario di “sospetti, denunce e ricorsi che tendono a paralizzare le azioni intraprese”.
Bontà sua, l’Assessore ha ammesso che in passato (lui, ovviamente, è in carica soltanto da un anno…) “la Regione ha fatto gravi errori di programmazione, alimentando posizioni precarie o incerte nei suoi quadri e nei rapporti tra le categorie contrattuali”. Per fortuna però c’era questa Giunta, che nobilmente si è fatta carico della questione e non ha lasciato nessuno indietro, effettuando una marea di stabilizzazioni dei precari e risolvendo la situazione degli ex lavoratori Hydrocontrol, a suo tempo entrati in Regione senza concorso, bandendo un concorso soltanto per loro: 38 posti per 38 concorrenti. Spanu ha poi evidenziato le nuove procedure di reclutamento che seguiranno all’esito dell’approvazione del disegno di legge appena presentato al Consiglio regionale: 29 dirigenti di ruolo, di cui 16 da assumere per corso concorso, e 12 dirigenti a tempo determinato (oltre a centinaia di funzionari). Il problema principale però, ha concluso, resta sempre lo stesso: l’assenza di spirito cooperativo e l’egoismo dei dipendenti, che bloccano il cambiamento con “ricorsi, denunce o altri tipi di ostacoli”.
Sarebbe troppo facile rispondere all’assessore Spanu che tutto ciò che lui denuncia come una causa (ossia conflittualità interna, scarsa fiducia nella classe dirigenziale, ruolo ambiguo dei sindacati, divisioni tra le varie categorie di dipendenti, assenza di spirito cooperativo, egoismo, sospetti, denunce, ricorsi, ostacoli al cambiamento) è in realtà l’effetto di decenni di politiche del personale tese più a soddisfare le amicizie e le clientele piuttosto che la scelta e la gratificazione dei migliori per una migliore efficienza della macchina amministrativa regionale, o, per dirla in altre parole, l’effetto di decenni di ingiustizie e soprusi subite dai tanti dipendenti regionali perbene, nei quali anche questa Giunta si è distinta per protervia e pervicacia, al pari delle altre.
Se veramente questa Giunta voleva dare un segnale di discontinuità col passato aveva mille e uno modi di farlo, modi semplici, diretti, efficaci, tesi alla risoluzione dei veri problemi organizzativi che minano alla radice l’armonia e lo spirito corporativo dei dipendenti regionali e che si riflettono nella demotivazione di gran parte del personale. Bastava far vedere, almeno una volta, che in materia di personale e di organizzazione la Giunta stava perseguendo interessi generali e non interessi di ‘bottega’, che stava premiando il merito e non stava facendo, come sempre, figli e figliastri. Ma ciò non è stato, né, nel contesto attuale, poteva essere. Anzi…
Ecco perché non è sufficiente, come fa Spanu, assicurare l’impegno personale a garantire la serietà dei processi e l’assenza di interferenze arbitrarie da parte della politica, dato che le azioni concrete poste in essere da questa Giunta in materia di Personale fanno a pugni con le sue nobili parole e le sue belle promesse. Non c’è da stupirsi se, dopo aver preso a calci un cane per anni, quello poi tende a non fidarsi. Quanto alla conflittualità e ai ricorsi, la realtà è che per tanti dipendenti regionali non c’è modo di far valere le proprie ragioni contro l’ingiustizia se non ricorrendo alla carta bollata. E bisogna che di questo l’assessore Spanu se ne faccia una ragione: chiedere il rispetto delle regole o contestare le regole farlocche, anche attraverso ricorsi e denunce, non significa opporsi al cambiamento o portare attacchi politici a questa o a quella Giunta. Significa, appunto, soltanto chiedere il rispetto delle regole e la parità tra i dipendenti regionali. Significa soltanto chiedere giustizia.
Montecristo
(admaioramedia.it)