In Sardegna, alle scorse elezioni politiche il Movimento 5 Stelle aveva raccolto oltre il 40% dei voti, eleggendo 16 parlamentari su 25. Alle recenti elezioni regionali, appena un anno dopo, lo stesso M5S ha preso soltanto il 10% dei voti e porterà in Consiglio regionale sei consiglieri.
La comunicazione grillina sta provando a trasformare questa incredibile batosta in una specie di vittoria, nel solco della tradizione politica italiana: dopo le elezioni, non si sa come e perché, tutti dicono di avere vinto. Motivazioni più gettonate dei grillini sardi: “ci siamo presentati da soli”; “tutti erano contro di noi”; “non si possono comparare elezioni politiche ed elezioni regionali”; “siamo passati dal non presentarci al 10%”; “l’obiettivo era entrare in Regione”; ed altre simili amenità. La verità è un’altra, sotto gli occhi di tutti: il M5S si sta avviando verso la dissoluzione, non tanto per le fallimentari esperienze di Governo o per l’insipienza e l’imbarazzante pochezza dei suoi esponenti di punta, quanto perché non è una forza politica che ha ideali o valori fondanti e aggreganti sui quali arroccarsi e dai quali ripartire, ma è soltanto un’operazione di marketing socio-politico.
Alla prova dei fatti, i grillini hanno dilapidato l’apertura di credito che molti italiani – stanchi di un sistema politico marcio e opprimente – avevano dato loro. In molti, infatti, avevano creduto alla favola dell’onestà, alla boutade dell’uno vale uno, allo specchietto delle allodole della trasparenza e della partecipazione diretta alla vita politica, per accorgersi a loro spese che era tutto un bluff e che nel M5S funziona esattamente come negli altri partiti, anzi peggio. C’è chi comanda e chi obbedisce, e se vuoi fare carriera devi spegnere il cervello e tenere sempre la bocca chiusa. E se proprio vuoi aprirla, devi dire soltanto ciò che è stato deciso dalla Casaleggio e Associati.
In Sardegna abbiamo assistito alla dimostrazione plastica del ‘metodo grillino’ che ha condotto, da ultimo, all’imbarazzante 10% delle regionali. Il M5S in Sardegna è in mano a poche persone, in primis Emanuela Corda e Mario Puddu. Hanno sistematicamente allontanato chiunque criticasse e non fosse condizionabile, hanno gestito dispoticamente i territori e i gruppi locali, scegliendo liste e candidati, osteggiando chi non si piegava ai loro diktat. La prova di forza del ‘cerchio magico’ è stata alle Parlamentarie: in un solo colpo sono stati fatti fuori numerosi attivisti storici, non consentendo loro nemmeno di candidarsi alle elezioni politiche. La gran parte degli attivisti epurati erano proprio quelli che gestivano meet up e gruppi locali, e tanti di essi, dopo aver provato sulla propria pelle l’arroganza del ‘cerchio magico’ ed aver visto offrire la candidatura dei collegi uninominali a persone totalmente estranee al M5S, hanno abbandonato il Movimento. Facile, oggi, per il deputato Pino Cabras, dire, con un’ammirevole faccia di bronzo, che “non siamo radicati nei territori”.
Il delirio di onnipotenza del ‘cerchio magico’ è continuato con la vicenda della candidatura a presidente di Puddu, e, dopo la sua condanna, con la scelta di ripetere le Regionarie, escludendo il secondo arrivato, Luca Piras, facendole vincere a Francesco Desogus, una brava persona che ha la stessa capacità di attrarre e trascinare le masse di un frigorifero vuoto. Intanto, Puddu, invece di farsi doverosamente e realmente da parte, ha continuato a interpretare la parte del ‘referente regionale’. Ecco i fatti che hanno contato, invece che le patetiche sciocchezze del “tutti erano contro di noi”, per trascinare il M5S dal 40 al 10%: nessuna trasparenza, inspiegabili eliminazioni di candidabili, decisionismo e verticismo delle scelte, una pessima campagna elettorale. Tanto che, nei prossimi giorni, è previsto un incontro tra i grillini sardi ed è facile aspettarsi una resa dei conti.
Alla storica contestatrice Patrizia Cadau, consigliere comunale di Oristano, da sempre pesantemente critica nei confronti del ‘cerchio magico’ del duo Corda-Puddu, che ovviamente la ricambiano dello stesso affetto, si è aggiunta la deputata Mara Lapia, che ha espresso la sua delusione per il flop prevedibile. Dall’altra parte della barricata, la maggior parte dei parlamentari sardi, come Elvira Lucia Evangelista, che si è scagliata contro Cadau in un post su Facebook, accusandola di criticare sempre e soltanto i parlamentari sardi del M5S e mai gli avversari. Seppure, in un altro criticatissimo post, a testimonianza della confusione che regna, la Senatrice ha formulato gli auguri al “nostro governatore”, Christian Solinas.
Non è stata da meno l’ineffabile Corda, che su Instagram ha ammesso che il risultato elettorale non sia stato “entusiasmante”, ma si è detta contenta che il M5S abbia sei rappresentanti in Regione, corredando il commento con una foto che la ritrae sorridente con il coordinatore della Lega in Sardegna, Eugenio Zoffili.
Dev’essere difficile essere alleati a Roma e nemici a Cagliari, ma il deputato Corda ha dimostrato coi fatti di essere più resiliente del caucciù. In fondo, la vita (da parlamentare) è bella…
Montecristo
(admaioramedia.it)