A seguito dell’annullamento del concorso per 20 dirigenti in Regione Sardegna bandito dall’assessore Spanu, sono ovviamente divampate le polemiche e le reciproche accuse tra le parti politiche. Ma al di là dei battibecchi politici, è innegabile un filo rosso che lega negli anni i pasticci in materia di concorsi per dirigenti, qualunque sia il colore politico della Giunta regionale in carica, a dimostrazione del fatto che certi ‘scivoloni’ sono trasversali.
Infatti, il tragicomico ‘bando Spanu’ presenta inquietanti analogie con il ‘concorso Corona’ del 2009. Anche quel bando, infatti, è stato illegittimamente firmato dall’allora assessore Corona e non da un dirigente dell’Assessorato del Personale. Anche nel 2009 è stato l’assessore Corona ad adottare l’atto con cui venivano definiti i criteri del concorso, che il Tar ha oggi sentenziato non essere atto di competenza politica. Oltre ad innumerevoli incongruenze nella procedura concorsuale. Per dirne soltanto una, si scoprì che uno dei commissari d’esame nominato dall’allora Direttore generale del Personale aveva fatto domanda di partecipazione al concorso, con una scelta che anche il Tar Sardegna giudicò inopportuna. Contro il concorso Corona del 2009 vennero presentati ben tre ricorsi al Tar Sardegna, chiedendone l’annullamento ed evidenziando falle nella procedura. Uno solo dei ricorsi, finora, è stato discusso e respinto dal Tar Sardegna (e poi dal Consiglio di Stato) con una sentenza di quattro paginette, mentre gli altri due non sono mai arrivati in aula e giacciono da 7 anni nelle ‘cantine’ del medesimo Tar. Chissà, forse, il clamore sollevato dal recente annullamento potrà sbloccarne l’iter processuale.
Lasciando da parte carte bollate e Tribunali, pasticci, polemiche e annullamenti appaiono come l’indice sia della confusione che regna negli uffici regionali, che avrebbero come scopo istituzionale proprio quello di mettere in piedi procedure concorsuali a prova di bomba, sia delle pesanti ombre che gravano sulle politiche di reclutamento del personale, ed in particolare dei dirigenti nella Regione. Tutto ciò si riflette in maniera negativa innanzitutto sui cittadini sardi, che avrebbero diritto a una Amministrazione efficiente e al di là di ogni sospetto, ma anche su chi lavora all’interno della Regione. Le Amministrazioni, infatti, non sono entità astratte, sono fatte di esseri umani, persone che dovrebbero essere stimolate e motivate, e che, soprattutto, dovrebbero essere le prime ad avere fiducia nella struttura in cui operano. Se, però, queste sono le politiche del personale che si fanno in Regione Sardegna, è chiaro che questa fiducia è stata sistematicamente distrutta, con i pesanti riflessi sul funzionamento e sulla credibilità dell’Amministrazione che ognuno può immaginare.
Montecristo
(admaioramedia.it)