Non accennano a placarsi le polemiche sulle Parlamentarie on line del Movimento 5 Stelle. In tutta Italia si annunciano infatti migliaia di ricorsi contro le esclusioni decise da Di Maio e Casaleggio e dalla loro rete di ‘segnalatori’, senza che agli esclusi sia stato comunicato uno straccio di motivazione.
Altri guai dunque per il M5S ormai orfano di Grillo, al quale però sicuramente non basterà essersi distaccato dal Movimento per evitare le conseguenze dell’azione legale intentata da alcuni attivisti per il conflitto tra le tre associazioni create dal comico genovese, conflitto che potrebbe portare all’inibizione per Di Maio & co. dell’utilizzo del nome e del simbolo del M5S alle prossime elezioni, e, chissà, forse alla necessità di dover raccogliere le firme per la presentazione delle liste. Ad aggravare la rabbia degli esclusi, il fatto che a distanza di più di una settimana dal voto non si conoscono ancora i dati delle votazioni, ossia i voti presi da ciascun candidato, il numero complessivo dei votanti e quello degli aventi diritto al voto. Nessuno comunque si fa illusioni, dato che in assenza di un ente terzo che certifichi la regolarità delle votazioni ancora una volta i dati devono essere accettati ‘sulla fiducia’, ed è incredibile come milioni di persone che vivono di trasparenza e onestà non abbiano nulla da ridire su questo. C’è da dire che già in passato sono stati sollevati pesantissimi dubbi sulla regolarità delle votazioni per le candidature 5Stelle, sia alle Parlamentarie del 2013 sia per le Europee del 2014, ma chi ha osato (e osa…) mettere in dubbio la veridicità dei dati della Casaleggio srl. si pone automaticamente ‘fuori dal Movimento’ (con annesso ‘manganellamento’ in rete e conseguente espulsione).
Quello che è certo è che “la prova di democrazia diretta on line che non ha eguali al mondo” si è rivelata invece del tutto antidemocratica e priva di trasparenza, perché a tutt’oggi non si sa quanti sono i votanti, quanti voti ha preso ciascun candidato e, soprattutto, chi e perché ha deciso che alcuni candidati potevano correre e altri no. Un filtro di qualità è in teoria certamente legittimo, ma se effettuato con modalità opache e sospette si rivela incompatibile con lo strumento stesso delle Parlamentarie on line. E il bello è che, nella geniale tradizione delle bufale grilline, le Parlamentarie sono spacciate come rimedio contro “i professionisti della politica” messi in lista dagli altri partiti (che peraltro è innegabile), salvo poi risolversi nella conferma pressoché totale dei parlamentari uscenti e nella candidatura massiccia di portaborse e assistenti. Ulteriore esempio dell’opacità che circonda le votazioni 5Stelle è quello delle ricevute di ritorno attestanti il ricevimento dei documenti da allegare alle candidature che molti attivisti sardi stanno ricevendo in questi giorni. La documentazione doveva essere ricevuta per le elezioni politiche dal Comitato elettorale del MoVimento 5 Stelle a Roma entro il termine perentorio del 15 gennaio 2018, pena la non accettazione dell’autocandidatura. Ebbene, in tantissimi casi, vi è discrepanza tra la data di consegna indicata nel sito delle Poste, che risulta essere entro il 15 gennaio e dovrebbe comunque far fede, e quella indicata nella ricevuta di ritorno, che invece porta la data del 16 gennaio.
La Sardegna, ovviamente, non è esente dalle polemiche, sopratutto a seguito della levata di scudi di alcuni attivisti 5 Stelle e, in particolare, dalla consigliera comunale 5Stelle di Oristano, Patrizia Cadau, che ha segnalato ufficialmente all’ineffabile e anonimo ‘Staff’ la presenza nelle liste per le Parlamentarie di soggetti che si erano già candidati con altre liste in precedenti elezioni e che inspiegabilmente erano sopravvissuti alla decimazione preventiva effettuata dai referenti regionali (che, evidentemente, aveva altri scopi). La regola fissata per queste Parlamentarie 2018 era infatti quella di non aver mai partecipato a elezioni di qualsiasi livello (né a maggior ragione essere stati eletti o avere ricoperto incarichi politici) con forze politiche diverse dal Movimento a far data dal 4 ottobre 2009. A parte che anche un bambino comprende che una cosa è una lista civica, altra cosa è una ‘forza politica’, resta il fatto che interpretando rigorosamente tale regola è curioso constatare che non sarebbero stati candidabili per le Parlamentarie 2018 del Movimento alcuni consiglieri comunali 5Stelle in carica, come per esempio il sassarese Maurilio Murru che era candidato nelle liste di Sinistra Unita alle elezioni comunali di Sassari del 2010 a sostegno di Gianfranco Ganau.
Vero è però che le regole nel M5S sono sempre state applicate a ‘geometria variabile’. Un esempio clamoroso si ebbe proprio in Sardegna nelle Parlamentarie 2013 in favore del senatore uscente (e non ricandidato) Roberto Cotti. Le regole del 2013 prevedevano che potessero candidarsi alla Parlamentarie soltanto coloro che si fossero già candidati a precedenti elezioni comunali o regionali con il logo del MoVimento 5 Stelle o Liste Civiche 5 Stelle. Quello che poi divenne il senatore Cotti, invece, non soltanto non si era mai candidato in una lista 5 Stelle, ma, anzi, nel 2006 si era candidato alle Comunali di Cagliari nella lista “l’Ulivo”, collegata al candidato sindaco Gian Mario Selis. Allora la cosa passò quasi inosservata, i grillini invece che un fenomeno sociologico e una forza politica potente erano ancora qualcosa di folkloristico; quello che è certo è che all’epoca non si registrò nessuna levata di scudi contro l’inosservanza delle regole che il M5S stesso si era dato. Ma ormai, il senatore Cotti è storia passata, invece il nostro viaggio nel meraviglioso mondo dei 5 Stelle sardo è soltanto all’inizio.
Montecristo
(admaioramedia.it)